Verbo | |
Conoscere è un verbo della 2ª coniugazione. È un verbo irregolare, sia transitivo che intransitivo. Ha come ausiliare avere. Il participio passato è conosciuto. Il gerundio è conoscendo. Il participio presente è conoscente. Vedi: coniugazione del verbo conoscere. |
Parole Collegate |
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Associate (la prima parola che viene a mente, su 100 persone) |
sapere (43%), incontrare (5%), apprendere (5%), capire (4%), imparare (3%), riconoscere (2%), leggere (2%), persone (2%), approfonditamente (2%), enciclopedia (2%). Vedi anche: Parole associate a conoscere. |
Utili Link |
Significato su Dizionari ed Enciclopedie online |
Hoepli | Sabatini Coletti | Treccani | Wikipedia |
Liste a cui appartiene |
Lista Verbi psicologici [Angosciare, Annoiare « * » Deprimere, Disprezzare] |
Informazioni di base |
La parola conoscere è formata da nove lettere, quattro vocali e cinque consonanti. Divisione in sillabe: co-nó-sce-re. È un quadrisillabo sdrucciolo (accento sulla terzultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
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Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello (1926): Ma grazie tante! Io non voglio riconoscermi; io voglio conoscere lui fuori di me. È possibile? Il mio sforzo supremo deve consistere in questo: di non vedermi in me, ma d'essere veduto da me, con gli occhi miei stessi ma come se fossi un altro: quell'altrochè tutti vedono e io no. Su, dunque, calma, arresto d'ogni vita e attenzione! Aprii gli occhi. Che vidi? Niente. Mi vidi. Ero io, là, aggrondato, carico del mio stesso pensiero, con un viso molto disgustato. Il deserto dei tartari di Dino Buzzati (1940): Ma Drogo non conosceva il tempo. Anche se avesse avuto dinanzi a sé una giovinezza di cento e cento anni come gli dei, anche questo sarebbe stata una povera cosa. E lui aveva invece disponibile una semplice e normale vita, una piccola giovinezza umana, avaro dono, che le dita delle mani bastavano a contare e si sarebbe dissolto prima ancora di farsi conoscere. Fior di Sardegna di Grazia Deledda (1917): Aveva così sofferto, o almeno nella sua anima in fiore i piccoli dolori avuti avevano destato tanta infelicità, che finiva col diventare egoista. Prima di tutto non poneva cieca fede sull'amore sviscerato di Marco: credeva sinceramente a quello di Massimo, e sicura che lui solo la amava al punto di morirne se quest'amore gli venisse contrariato, non sapeva capacitarsi come due uomini nello stesso tempo amassero una sola donna, e pensando che, per giusta logica, Marco non avrebbe poi tanto sofferto nel conoscere l'illusione, si preparò, senza pensarci quasi, ad ingannarlo nella più triste e leggiera guisa. |
Espressioni e Modi di Dire |
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Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per conoscere |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: conoscerà, conoscerò, conoscete. |
Scarti |
Scarti di lettere con resto non consecutivo: consce, conce, cosce, cose, core, onore, once, onere, noce, nere, sere. |
Zeppe (e aggiunte) |
Aggiungendo una sola lettera si possono ottenere le parole: conoscerei, conoscerle, conoscerne. |
Parole con "conoscere" |
Iniziano con "conoscere": conoscerebbe, conoscerebbero, conoscerei, conosceremmo, conosceremo, conoscereste, conosceresti, conoscerete. |
Finiscono con "conoscere": riconoscere, anticonoscere, disconoscere, misconoscere. |
Contengono "conoscere": riconoscerei, disconoscerei, misconoscerei, riconosceremo, riconoscerete, disconosceremo, disconoscerete, misconosceremo, misconoscerete, riconoscerebbe, riconosceremmo, riconoscereste, riconosceresti, disconoscerebbe, disconosceremmo, disconoscereste, disconosceresti, misconoscerebbe, misconosceremmo, misconoscereste, misconosceresti, riconoscerebbero, disconoscerebbero, misconoscerebbero. |
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Parole contenute in "conoscere" |
con, ere, cere, cono, conosce. Contenute all'inverso: sono. |
Incastri |
Inserito nella parola rii dà RIconoscereI; in misi dà MISconoscereI; in rimo dà RIconoscereMO; in miste dà MISconoscereTE. |
Inserendo al suo interno est si ha CONOSCERestE. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "conoscere" si può ottenere dalle seguenti coppie: corico/riconoscere, conosciuti/iutiere. |
Usando "conoscere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * rete = conoscete; * rendo = conoscendo; * evi = conoscervi; * resse = conoscesse; * ressi = conoscessi; * reste = conosceste; * resti = conoscesti; * ressero = conoscessero. |
Lucchetti Riflessi |
Usando "conoscere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * erte = conoscete; * errai = conoscerai. |
Lucchetti Alterni |
Usando "conoscere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: conosceremo * = remore; * aie = conoscerai; * mie = conoscermi; * tiè = conoscerti; * vie = conoscervi; * iutiere = conosciuti; * remore = conosceremo. |
Sciarade incatenate |
La parola "conoscere" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: conosce+ere, conosce+cere. |
Intarsi e sciarade alterne |
"conoscere" si può ottenere intrecciando le lettere delle seguenti coppie di parole: consce/ore. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Sapere, Conoscere - Sapere è l'aver notizia di una cosa per averla appresa con le facoltà della mente e col senno. - Conoscere è l'averne tal notizia per virtù della vista e per la pratica. - «Io so che queste cose non possono riuscire a bene.» - «Conosco bene quei luoghi.» [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Comprendere, Intendere, Conoscere, Concepire, Percepire, Capire, Sapere - Chi non percepisce non può comprendere; chi non intende, male o nulla capisce; chi non conosce, mal sa concepire, e ciò così all'ingrosso. A percepire ci va una naturale svegliatezza dello spirito che al minimo tocco risponda; a comprendere, una certa capacità di mente onde abbracciare diversi principii e le loro relazioni e conseguenze; ad intendere basta l'attenzione; a capire un po' di buon senso; a conoscere, l'esperienza: qui noto soltanto le fonti e le cause comuni di questi processi intellettuali. Il concepire è un certo misterioso lavoro dell'immaginazione sulle idee e sulle cognizioni, di cui non si è giunti ancora a conoscere l'arcano meccanismo. Se il concepimento è grande, staccato da un noto filo d'idee, e, dirò così, istantaneo, lo dico un'inspirazione. Tutti questi vocaboli indicano mezzi opportuni, principii, avviamenti al sapere. Si dice però: so e conosco che faccio male; ma l'inclinazione è troppo forte: qui pare che conoscere sia un sapere più intero, più chiaramente compreso; pare che si voglia significare: so per un certo lume d'istinto, e conosco in forza di raziocinio. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Conoscere - e † COGNOSCERE. [T.] V. a. Acquistare l'idea d'un oggetto in modo che, rappresentandosi questo al senso o alla mente, possa l'anima giudicare ch'egli è desso: e Conoscere è altresì Fare questo giudizio. (Rosm.) Conoscere una cosa vuol dire metterla nella classe universale degli enti esistenti.
T. Il verbo it., negli usi suoi varii, corrisponde ai lat. Nosco, Agnosco, Adagnosco, Cognosco, Accognosco, Pernosco, Incognosco, Percognosco, Dignosco, Internosco. Nè l'it. renderebbe al vivo il bellissimo di Cic. Mater geminos internoscit consuetudine oculorum. 2. Della pers. [Camp.] D. 2. 8. Vidi un che mirava Pur me, come conoscer mi volesse. T. E 11. Costui… Guarderei io, per veder s'io 'l conosco. E 1. 17. Quando nel viso a certi gli occhi porsi… Non ne conobbi alcun. E 25. = Petr. Canz. 4. 4. (C) Poi la rividi in altro abito sola, Tal ch'io non la conobbi. D. 2. 11. E videmi, e conobbemi. T. E 1. 15. Fui conosciuto da un… E 4. l'vidi Elettra con gli altri compagni; Tra' quai conobbi ed Ettore ed Enea. Ar. Fur. 10. 86. Della corte d'Alcina eran tre donne, Chè le conobbe ai gesti ed alle gonne. D. 2. 2. Soavemente disse ch'io posasse (posassi): Allor (alla voce) conobbi chi era. E 1. 8. I' ti conosco, ancor (che sii) sie lordo tutto. Prov. Tosc. 302. I travestiti si conoscono al levar della maschera. 3. T. Conoscere uno di vista, Sapere chi egli è per averlo veduto; Conoscerlo di persona, contr. a per lettera o per fama, non solo averlo visto, ma parlatogli. Ter. Non conosco la faccia dell'uomo. Modo fig. T. Cic. Tu non conosci la virtù neanco di vista. [Cors.] D. 1. 23. Fa' che tu trovi Alcun ch'al fatto (per le sue azioni), o al nome, si conosca. T. E 2. 16. Per altro soprannome io nol conosco, S'io nol togliessi da sua figlia. Giorn. Arch. St. 1858. 200. Altri e' quali non conosco per nome. – Conoscere di nome può essere aff. a Conoscere di fama, contrapp. a di persona. Si può Conoscere la persona, non il nome di lei. [F.T-s.] Dav. Oraz. I suoi cittadini conosceva per veduta e per nome. Qui vale che li sapeva nominare vedendoli. 4. Conoscere uno denota anche principio di relazione che durerà. T. Alla profferta dell'esserci presentata pers. e del presentar noi ad essa, diciamo: Lo conoscerò volentieri. Virg. Ut te, fortissime,… Accipio agnoscoque libens! [Cors.] D. 1. 22. Conosci tu alcun che sia latino Sotto la pece? = Cavalc. Att. Apost. 155. (C) Mi conobbero infino da piccolo. T. Conoscere taluno da vicino, non solo di persona, ma avergli parlato più volte e potergli parlare; senza che però sia familiarm. e molto meno intimam.[Camp.] Macc. Vit. S. Cat. 2. 9. Io conobbi li parenti e quella fanciulla, da famigliare notizia. T. Conoscere di saluto. – Conoscere di voi, di tu (con familiarità o vera o apparente o affettata). T. Di Chi ha facile entratura per tutto, e con tutti s'affiata: Conosce tutti. È o lode di graziosa piacevolezza, o biasimo d'importunità o di sfacciataggine. T. Si conoscono (l'un coll'altro). – Si conosce col tale.– Ci conosciamo appena; Ci conosciamo di molto. [M.F.] Conoscersi con uno, Sapere come bisogna trattar con esso. Cronich. var. ant. 117. Lo re ne fece gran festa, dicendo: lo ho il miglior capitano del mondo, e conoscesi colli Romani: ricevette Annibale, e feceli gran festa. T. Rut. 2. Se' venuta a quello popolo il quale non conoscevi innanzi. 5. Di parte o atto della pers. T. D. 2. 7. Da questo balzo, meglio, gli atti e i volti Conoscerete voi di tutti quanti, Che nella lama (valle) giù, tra essi, accolti. Virg. Coram agnoscere vultus. (Conoscere al viso non è lo stesso che Conoscere il viso.) – Agnoscunt faciem invisam atque immania membra Turbati subito. – Conoscere le forme. T. La capigliatura. Virg. Nosco crines incanaque menta Regis. T. Conoscere la voce. Ov. Sarò conosciuta dalla voce. (Conoscere la voce è altro dal Conoscerlo alla voce. Questo è il segno unico principale a cui riconoscere.) T. C. pop. tosc. C'è passato… L'ho conosciuto alla sua camminata. – Conoscere il passo. 6. Ha senso anco aff. a Riconoscere. T. Virg. Incomincia, o pargoletto, a conoscere nel sorriso la madre. (Risu può dire e Col e Nel, il secondo è confermato da quel che segue: Cui non risere parentes.) – Ci venne incontro, conobbe Anchise, il suo vecchio amico. – Conosce i suoi, e lieto li conduce in città, e sparge, tra le parole, lagrime molte T. Vang. Lo conobbero nello spezzare del pane. T. Nelle dipinture del tempio di Cartagine, Enea conosce se stesso in mezzo alla mischia de' greci guerrieri. – Nello specchio Conoscere a mala pena l'imagine propria, sfigurata dalle infermità, dal dolore, dagli anni. – In un ritratto perfido: Non mi ci conosco. 7. Sim. d'animali. T. Prov. Tosc. 262. Dall'unghia si conosce il leone. E 263. La volpe si conosce alla coda. E 261. Al pelo si conosce l'asino. Prov. che hanno senso simbolico mor. 8. Gradi dell'impressione sensibile che porta il Conoscere. T. Al bujo non ben lo conobbi. Virg. Agnovit per umbram obscuram. [Camp.] Bibb. Ruth. 3. Levossi innanzi che gli uomini si conoscessero insieme (se cognoscerent mutuo). Prima dell'alba. T. Vang. Agli occhi loro era tolto il conoscerlo. T. Virg. A mala pena lo conobbe. – Incerto se l'avesse conosciuto. Virg. Conoscere di lontano. [Camp.] D. 2. 1. L'alba vinceva l'ôra (aura) mattutina Che fuggia innanzi, sì che di lontano Conobbi il tremolar della marina. 9. Dicesi anco delle impressioni corporee sentite, ma con sentimento riflesso. T. Conosco d'aver male. – State meglio: e' si conosce. Prov. Tosc. 287. È un gran medico chi conosce il suo male. = Vit. S. Crescenz. 331. (C) Si sentì fievole del corpo, e cognoscette la fine sua. T. G. V. Conoscendosi morire. Ell. [M.F.] † Stor. Pist. Conoscendosi (vicino a morte). T. Conoscendo in se stesso la virtù ch'era uscita di Lui (a risanare l'inferma). 10. D'altre impressioni corporee. T. Conoscere un suono. – Conoscere al suono i corpi e le loro qualità. T. Conoscere i sapori. Colum. Al sapore. T. Conoscere uno scritto, la mano di scritto. – Conoscere chi è che scrisse. D. 2. 23. Chi nel viso degli uomini legge omo, Bene avria quivi conosciuto l'emme (tra gli occhi che sono i due O, le occhiaje col naso facevano un M profondamente scolpito). T. Conoscere l'armatura, le bandiere. Virg. Clypeos-tentoria. [Cont.] Benv. Cell. Ric. 3. Pruova per conoscere le terre per potere gittare 'l Perseo. T. Conoscere una pianta, le piante. – Prov. non più usit. Se n'avvedrebbe Cimabue, che conosceva l'ortica al tasto. Conoscere il pel nell'uovo vale Scorgere ogni minuzia: di chi è acuto a vedere le minime differenze, segnatam. i difetti. T. Bronz. Rim. burl. 2. 270. Cecch. Mogl. 2. 2. T. D. 2. 10. Conobbi, quella ripa intorno… Esser d'un marmo candido, e adorno D'intagli. E 1. 4. Fiso riguardai Per conoscer lo loco dov'io fossi. Virg. Pergama, et arentem Xanthi cognomine ripam Agnosco. – Questi luoghi li conosco. Ces. e Tac. Il paese. Petron. Non conosco la casa. Sall. Conoscere da' fuggitivi la via che aveva preso il nemico. Ter. La strada. D. 2. 25. (L'anima liberata dal corpo) conosce le sue strade (se debba avviarsi a salute o a perdizione). Vas. Op. Introd. 1. 131. (Man.) Quando la pittura si guarda, vi si conosca una concordanza unita, che dia terrore nelle Furie, e dolcezza negli affetti piacevoli. 11. Non solo l'oggetto in intero, ma i segni per giudicarlo qual è. T. D. 2. 28. Conosco i segni dell'antica fiamma. Virg. Agnosco veteris vestigia flammae. E così trad. l'Ugurg. – Ps. 76. Le tue vie in acque molte; e le orme tue non saran conosciute. T. Prov. Tosc. 261. Ai segni si conoscono le balle. [Giust.] Cecch. Figl. prod. 1. 6. T. Prov. Tosc. 262. Al suono si conosce il campanello. Ivi: Dal frutto si conosce l'albero. Vang. Arbor de fructu suo cognoscitur. D. 2. 16. Ogni erba si conosce per lo seme. Prov. Tosc. 261. Al paragone si conosce l'oro. 12. In senso aff. a Discernere; giacchè chi non discerne l'una cosa dall'altra, non può conoscere in vero nè questa nè quella. T. Plin. Conoscere la differenza. = Bocc. g. 1. n. 3. (C) Trovatisi gli anelli sì simili l'uno all'altro, che, qual fosse il vero, non si sapea conoscere. Benv. Cell. Oref. 28. Ciascuno di questi (zaffiri) somiglia tanto il diamante, che pochi giojellieri sono quelli che, ponendosi innanzi l'una e l'altra pietra sciolta, sapessero conoscerle dai diamanti. Conoscere il melo dal pesco, Avere buon discernimento. Non com. il modo; nè i seg. T. Varch. Ercol. 78. [F.] Panciat. Scritt. var. 27. Conoscevano le ghiande dalle nocciuole, le gallozzole dalle noci, la gragnuola dalla treggea. Oraz. Curvo dignoscere rectum. = Fior. Virt. 1. (C) Conoscere le virtudi da' vizi. Fr. Giord. Pred. p. 14. col. 1. (Gh.) Gl'infanti… di cinque anni, che non conoscono male da bene. Vas. 8. 189. Dalli anni ch'io mi ricordo aver conosciuto il bene dal male, i quali secondo me cominciano alli dieci anni. Borgh. Arm. fam. 114. (C) È tornata comoda (quella insegna) particolarmente a' Magalotti, a conoscersi da' Mancini loro consorti. Col Da e l'A. Allegr. 125. (C) Ma chi conosce dal cappone al gallo, E' sa che non si debbe mai lodare Bella moglie, vin dolce, e buon cavallo. Assol. T. Virg. Quo quamque modo possis cognoscere. Prov. Tosc. 322. Nel latte si conoscono meglio le mosche. (Il contrapposto fa più risaltare gli oggetti.) 13. Siamo già al senso più propriam. intell.; nel quale Conoscere si approssima al lat. Scire; ma con qualche diff. Onde Ter. Noram, et scio. – Si può conoscere e poi non sapere o non voler riconoscere. – Si può conoscere un fatto, e non bene intenderlo; onde il Vang. Non cognoscitis neque intelligitis. T.Hor. Se conosci qualcosa di meglio, fammene parte candidamente. = D. 1. 5. (C) Ma se a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto,…T. Virg. Casus cognoscere nostros. Salm. Conosca la generazione seguente le maraviglie del Signore. D. 2. 33. Mia bisogna Voi conoscete, e ciò che ad essa è buono. Hor. Vede e conosce meglio di me quel ch'io possa. – Non si conosce di lui che quest'opera. T. Conoscere la cosa, o il senso della parola. T. Virg. Conoscere le cagioni delle cose. Vang Non conoscevano quel ch'egli dicesse. – Conobbero che e' diceva di loro. – Come conoscerete le parabole tutte? D. 3. 20. Noi (Beati), che Dio vedemo, Non conosciamo ancor tutti gli Eletti (quanti saranno). – Conoscere il segreto. Vang. Non c'è cosa ascosa che non si venga a conoscere. – Conoscendo tosto nello spirito suo che così pensavano. T. Prov. Dal mattino si conosce il buon dì. Vang. Conoscete che la state è vicina. – Conosco che la tal persona deve venire, il tal fatto succedere. – Conoscere l'avvenire. Virg. Il vate conosce le cose che sono, che furono, che saranno. 14. Della più attiva operazione dell'intelletto a conoscere la verità. T. Malebranche: La cagione dei pregiudizi si è non distinguere il Conoscere dal Sentire, e giudicare le cose non dalle idee che rappresentano, ma dal sentimento che destano in noi. T. Agost. Siccome io conosco d'esistere, così conosco questo mio stesso conoscere. (Rosm.) Conoscere una cosa in potenza, presso le scuole, è lo stesso che pensarla come possibile. – Conoscere virtualmente, Conoscere in atto. T. D. 3. 15. Come raia (raggia, risplende alla mente per lucida deduzione) Dall'un, se si conosce, il cinque e il sei. E 2. 31. E quando, per la barba, il viso chiese, Ben conobbi il velen dell'argomento (quando Beatrice mi disse d'alzare la barba, intesi che mi rinfacciò le mie fanciullaggini). = Segner. Mann. Ag.28. 3. (C) Se il nostro fuoco non è cognoscibile in se medesimo…, non lascia però di darsi sufficientemente a conoscere ne' suoi effetti. Magal. Lett. At. 163. Noi non siamo sì deboli che non conosciamo sin dove si può arrivare cogli atomi. Cavalc. Att. Apost. 105. E così cognoscendo che era vero, molti allora se ne convertirono. T. Ter. Egli è facile conoscere che questo è il vero. Vang. La verità. – Per intuito immediato, per dimostrazione, per induzione, per autorità, per tradizione. – Conoscere veracemente. Ces. Bene. – Lucidamente, a fondo, perfettamente. 15. Laddove il sapere più s'approssima a scienza. T. Conoscere una lingua. – Le lettere. Tac. L'antichità; una scienza qualsiasi. T. Conoscere un autore (le sue dottrine). – Conoscere il linguaggio, la maniera di tale dicitore o scuola. 16. Assol., nel senso più aff. al preced. Car. Lett. 2. 419. (Gh.) Le dirò che a me non finisce di soddisfare (un certo intaglio) per essere il compartimento dell'architettura male accordato, ed anco, se ben conosco, di diverse maniere. [Camp.] Aquil. 1. 48. Quanto l'uomo più conosce, più si diletta… T. Facoltà di conoscere. T. L'anima conosce. (Anco nel greco.) – Ha l'età di conoscere. T. In Tosc., per cel., interrogati come si sta di salute, per dire che si è ancora in sè, rispondono: Conosco (sottint. i bricconi). Ma, sul serio, Conoscere assol. è anco Aver la conoscenza della mente, non essere fuor di sè nè stordito. T. Non conosce può dunque avere tre sensi: Non s'avvede di tale o tal cosa; Ha poco discernimento; È fuor di sè (o per male o per delirio). In senso sim. Conoscersi. [M.F.] Cavalc. Vit. SS. Pad. 262, scelta fatta dal Parenti: E in sulla mezzanotte, ritornando egli in sè, e conoscendosi… In questo, come in altri sensi, l'Inf. ass. a modo di Sost. Esop. Cod. Fars. Fav. 36. p. 101. (Gh.) Quando, per mala ventura della cornacchia li venne trovato un paone morto, stimò nel suo poco cognoscere, crescere in superbia, nè essendo contenta della dota della natura, voler diventare paone. 17. Essendo gli atti dell'intendere sempre congiunti con quelli del volere nella unità dello spirito, e essendo l'intendere prima condizione del ragionevolmente operare; gli es. seg. segnano i gradi pe' quali via via si passa dall'un ordine all'altro d'idee. T. D. 3. 18. Conobbi la voglia, In lui, di ragionarmi ancora. Vang.Conobbe la volontà del padron suo. Vit. SS. Pad. 1. 136. Conoscendo alla sua risposta quello che era, e perchè era venuto. Fed. Conoscere dal discorso. D.1. 4. Gente di molto valore Conobbi che in quel Limbo eran sospesi. E 3. 21. Conoscerebbe quanto m'era a grato (grado) L'ubbidire alla mia celeste scorta.Mach. Stor. Conoscano quanto quel pensiero sia vano. D. 2. 33. Perchè conoschi… quella scuola Ch'hai seguitata (essere la men vera). = Bocc. Nov. 3. 8. (C) E 4. 12. L'abate, che accorto uomo era, prestamente conobbe, costui, non solamente aver più di lui saputo, ma… T. M. V. Conoscevano, la loro grandezza procedere dal Comune di Firenze. Institut. SS. Pad. 51. Vedendo li principii della loro abrenunziazione, intendiamo e conosciamo come… ragionevolmente da tali principii… vennero a così eccellente professione. D. 3. 20. Ora conosce come s'innamora Lo ciel di giusto rege. Cas. Or.Quantunque i vostri felici avvenimenti siano stati molto maravigliosi in ogni tempo; nondimeno più fortunata si conobbe essere V. M. in una sola avversità ch'ell'ebbe in Algeri. T. Ter. Conosco tutto l'affare. 18. E perchè gli atti della mente e dell'opera, ripetuti, forniscono conoscenza più intera; il Conoscere porta nel suo significato tolvolta l'idea dell'avere sperimentato. T. Conoscere a prova, alla prova – per esperienza, Sall. – La cosa si conosce per utile. † Conoscersi, che ora saprebbe di fr., stava per Intendersi. Lib. Mot. (C) S'io mi conoscessi così di pietre preziose come io fo d'uomini, io sarei buon giojelliere. Bocc. Nov. 72. 12. [F.T-s.] Dav. Oraz. Credevasi che per esser egli (Cosimo) stato sempre occupato d'intorno a' governi della città, delle cose della guerra non così bene conoscesse. Ma… T. Conoscere il giuoco. T. Conoscere il mare, Saper navigarlo. – Conoscere il mondo, Sapercisi governare. T. Cic. e Hor. Conoscer la legge, Saperla usare a propria e altrui difesa. T. Conoscere una professione, un'arte, Saper praticarla. = Ar. Fur. 1. 16. (C) Più volte s'eran già non pur veduti, Ma al paragon dell'arme conosciuti. Bocc. g. 1. 7. (C) Lui e festevole uomo e sollazzevole conoscea. T. Lo conosco fedele. Cic. Conoscerai uomo di somma probità. Prov. Tosc. 116. Chi vuol conoscere un buono scrittore, gli dia la penna in mano. E 252. Al toccar de' tasti si conosce il buon organista. E 262. E 88. Il buon marinaro si conosce al cattivo tempo. E 257. T. Prov. Tosc. 180. Alla prim'acqua d'agosto, Pover'omo, ti conosco. (Alle prime rinfrescate si mette a prova la sanità.) T. Lett. B. Col. 201. All'amarci insieme e all'umiltà vera saremo conosciuti per suoi discepoli. Vang. In questo conosceranno che miei discepoli siete. (Nell'amarvi tra voi.) T. Conoscere gli uomini, in gen., l'umana natura, le indoli varie, e come trattarli. Napoleone non conosceva gli Spagnuoli. – I Francesi conoscono poco gli Italiani; ma certi Italiani si conoscono fra sè ancora meno. T. Tu lo conosci; Gli è quello che conosciamo; dice la cognizione piena ch'altri ha, o crede avere, d'un tale. E sovente ha senso d'iron. o di biasimo forte, secondo il modo del pronunziare. Hor. Notante Judice, quem nosti populo! – Ti conosco! – Ti conosco, maschera. – Li ho conosciuti. – Ci conosciamo![M.F.] Fag. Rim. Eh! ci conosciamo! T. Non lo conosco più, vale altro: È mutato da quel che pareva a me ch'egli fosse. Delle qualità proprie. T. Conosco quel che posso. Hor. Puoi tu conoscere come tuo alcuno de' pregi ch'io ho rammentati? T. Conosco in me stesso la verità di quel che voi dite. T. Conoscere i piaceri della solitudine, le dolcezze della famiglia. Virg. Nec dulces natos… noris? – Conoscer l'amore, V. anche § 33. 19. [Giust.] Giudicare insieme e apprezzare. T. Un Inno: Vogliate tutti conoscere Gesù, chiedete l'amore di lui. [Giust.] Arr. Settim. lib. 3. Isconoscentemente usa le cose dolci colui, che non ha usato l'amare, perchè per lo male si conosce lo bene. T. Prov. Tosc. 138. Finchè tu hai la detta, sappila conoscere… (Detta, Buona fortuna.) E 163. Non conosce la pace e non la stima, Chi provato non ha la guerra, prima. E 132. L'asino non conosce la coda, se non quando non l'ha più. 20. Colla negaz. vale non solo il sempl. Non conoscere, ma il Non voler conoscere, Rigettare. Petr. Son. 294. (C) Non la conobbe il mondo mentre l'ebbe; Conobbil'io che a pianger qui rimasi. T. Non conoscere Dio è più che Ignorare tale o tal punto di credenza vera. Vang. Abneget nosse me. – Negar di conoscere dice appunto l'atto deliberato.[Camp.] D. 3. 18. Io ho fermo il disiro Sì a colui che volle viver solo, E che per salti fu tratto a martiro, Ch'io non conosco il Pescator nè Polo (sono tanto invaghito de' fiorini d'oro portanti l'imag. del Battista, che non curo nè Pietro nè Paolo). T. Vang. Venne Elia e non lo conobbero. (Dice G. C. del Battista.) T. Non vi conosco, Non voglio riconoscervi. Vang. Non novi vos. – Non vi ho mai conosciuti. Prov. Tosc. 176. Il villano nobilitato, Non conosce suo parentato. E 92. – Dacch'egli è salito in alto, non conosce più parenti nè amici. – Non lo conosco neanco per prossimo. T. Non conosco amici, Non conosco nessuno, risponde risolutamente chi non vuole avere riguardi, nè distinguere da persona a persona. – Non conosce nessuno l'imparziale con severità, l'adirato, l'uomo senza cuore. 21. La stessa locuz. in senso sim. dicesi delle cose. D. 3. 19. (Il re di Boemia) Che mai valor non conobbe nè volle. T. Non conosce ragione, Non si lascia per ragioni addottegli da altri o dalla coscienza propria svolgere da pensiero o da sentimento ostinato. – Non conosce legge nè freno. Prov. Tosc. 57. La fame non conosce legge. E 42. Amore non conosce misura. T. Non conosce la pietà, l'umanità, dice più che il Non essere pio, umano. T. Non conosce che sia paura. Morg. 26. 5. Non par che conosca paura. Virg. Neque his fuga nota neque illis. – Non ha mai conosciuto ciò che sia invidia. T. Non conosce miserie (non vuol sentire parlar di miserie, vuol vivere agiato. Ma Conoscere la miseria significa averla provata). T. Non conosce che il danaro (non stima che quello). T. Quando diciamo: Non conosco che un modo d'uscire d'impaccio, o sim., intendiamo d'asseverare fortemente. 22. Altri usi della negaz. T. Non conosco che voi (A voi solo io miro in questa faccenda, Voi solo dovete rispondermene). Similm. nel positivo: Voi dovete conoscere me (a me rivolgetevi). – Io conosco voi (voi dovete rispondermi del fatto o del da farsi; non altri). T. Non lo conosco per mio giudice, per mio superiore. T. Nep. Quel figliuolo ch'e' non aveva in vita conosciuto, morendo disse ch'egli era suo. 23. T. Il modo Lei non mi conosce è passaggio a quegli usi dove la voce denota il conoscere addentro l'intenzione e la natura degli uomini. T. Tass. Ger. 7. Vidi e conobbi pur le inique corti. D. 3. 19. E quel (re) di Portogallo, e di Norvegia, Lì si conosceranno (nel Giudizio supremo). T. Prov. Conosco i miei polli. Fam. scherzevole, per dire: So ben io con chi ho che fare. Sempre del conoscere difetti o vizi. Altro prov. Ognuno conosce i suoi polli (le cose che gli stanno più presso). È la parodia del Cognosco oves meas; come il seg. = Car. Lett. Tomit. 13. 20. (Gh.) Io che conosco le pecore mie, gli ho detto che me ne avvederò se… T. Prov. Tosc. 240. Tra due poltroni il vantaggio è di chi prima conosce l'altro. E 261. Gli asini si conoscono al basto. Lasc. Gelos. 3. 10. E 264. Apri bocca e fa' ch'io ti conosca. Ivi: Vedendo uno, il conosci mezzo; e sentendolo parlare, il conosci tutto. T. Prov. Tosc. 261. Alla vista si conosce il cuore. – Ma altro senso ha il Conosco il suo cuore, ch'è lode, sottint. buono, amorevole a me. – Altro senso ha Conoscere il cuore umano, gli affetti che generalmente muovono gli uomini in certe condizioni, il modo d'eccitarli e di temperarli. Cic. Conoscere i costumi e l'indole degli uomini dagli occhi, dalla fronte, dal volto. Franc. Sacch. Nov. Conosceva gli uomini all'alito. Prov. Tosc. Per conoscere un furbo, ci vuole un furbo e mezzo. E 301. Si conosce prima un bugiardo che uno zoppo. E 47. Un diavolo conosce l'altro (i tristi tra loro). E 135. [M.F.] Non ti conosco se non ti pratico o se non ti maneggio. Serd. Prov. T. Prov. Tosc. 136. Prima di conoscere uno bisogna consumare un moggio di sale. (Convivere seco a lungo.) E 119. La peggio carne a conoscere è quella dell'uomo. – La gente non si finisce mai di conoscere. E 21. Dagli effetti si conoscono gli affetti. E 263. L'uomo si conosce in tre congiunture, alla collera, alla borsa e al bicchiere. E 265. 24. E del conoscere l'uomo se stesso. T. Il motto di Delfo: Γνῶθι σεαυτὸν. Cic. Quando dice: Conosci te stesso, dice: Conosci l'animo tuo. Cic. Chi conosce se stesso, sentirà d'avere alcun che di divino. Prov. Tosc. 116. Chi si è guardato in uno specchio solo, non può dire di conoscere se stesso. T. Conoscere in altri se stesso. (Osservare ne' difetti altrui i proprii per meglio vederne l'inconvenienza e evitarli.) = Salvin. Disc. 2. 60. (C) La difficoltà del conoscersi s'accresce dall'amor proprio. T. Mi conosco, Conosco i miei difetti. = Salvin. Disc. 2. 59. (C) Egli (Socrate) si conosceva, nè si dava ad intendere di sè cose grandi. T. Cic. Se ben mi conosco. (È forma modesta di parlare giudicando se stesso.) – Ma in Orazio il ciarlone comincia da Se ben mi conosco i suoi vanti. Così Se non isbaglio in bocca a taluno vuol dire: Io non sbaglio mai. T. Non conosco me stesso, Non sento in me le forze della mente o del corpo, che mi pareva d'avere. Virg. Neque currentem se nec cognoscit euntem… Genva labant. 25. Gli usi not. ci portano a sensi più direttam. mor. T. Là dove Virg. dice: Fortunati gli agricoltori se conoscono i beni proprii, le dá un senso mor.; ma questo è più evidente nella locuz. Conoscere il bene e il male; e nella locuz. bibl. Conobbero le mie vie, Conoscere i precetti. D. 2. 7. Le tre sante Virtù (teologali, certi Pagani buoni) non si vestiro, e senza vizio Conobber l'altre e seguîr tutte quante. Baldi, Apol. 98. Se meglio di Giove tu conosci il giusto, tu hai grandissima ragione di lamentarti. 26. La locuz. Conoscere il proprio dovere ci guida a quelle altre dov'entra l'idea della riconoscenza. T. Conoscere il debito, Ulp. – Conoscersi debitore. [Val.]Cellin. Vit. 1. 71. Conosciuto, quanto obbligo questo Annibale aveva alla casa mia… = Bocc. Corbacc. 251. (Gh.) Per questo, sempre mi ti conosco obbligato. E 253. T. Burch. Son. Beato fie (sarà) quello (che) conoscerà Di Dio i benefizii. Quindi Conoscere da uno un bene, Riconoscerlo debito a lui, in tutto o in parte. [Cors.] S. Agost. Serm. 11. Non conoscere da Dio le grazie sue. = Fior. Virt.25. (C) Conosceva i suoi beni da Dio. Vit. SS. Pad. 1. 15. (Gh.) Antonio, ringraziando Dio dal quale conoscea la sua vittoria… E 70. (C) Conoscendo la loro sanitade da' meriti e dalle orazioni d'Ilarione. Petr. Canz. 15. 2. Da lor conosco l'essere ov' io sono. 27. Riconoscenza gli ant. It. intendevano per Principio di pentimento e di rimorso, giacchè condizione al dolersi del male fatto è il conoscere ch'esso è male.T. Petr. Son. 1. E del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto, E il pentirsi, e 'l conoscer chiaramente Che quanto piace al mondo è breve sogno. Questo esprime Virg. con la voce stessa: Piget incoepti… suosque Mutatae agnoscunt. D. 2. 15. Di sua maggior magagna (colpa) Conosce 'l danno. Cic. Conoscere il proprio errore. Ps. Iniquitatem meam ego cognosco. [G.M.] Stor. Pist. 120. Tutti quelli che vollono conoscere lo loro errore, fue loro perdonato. Assol. T. Ho conosciuto. – Non volete conoscere? Ps. Anima mea cognoscit nimis. – Non conosceranno dunque coloro che divorano il popolo mio come un pezzo di pane? Col Si. T. Conoscersi reo. [Giust.] Om. Greg. 4. Li Giudei… non si volevano conoscere peccatori. † Conoscersi, ass. Vit. SS. Pad. 2. 243. (C) Se io non fossi insuperbito dei beni che Iddio mi prestava, non me ne avrebbe così punito: onde credo che, volendo Iddio che io mi conoscessi, ha questo permesso. Nov. ant. 28. Conoscere, in senso relig., Vedere il vero, e accostarvisi con l'intelletto e con la volontà. T. D. 1. 1. I' ti richieggio (Dante a Virgilio) Per quello Iddio che tu non conoscesti,… Che… E 2. 7. L'alto Sol che… Fu tardi per me conosciuto (dice Virg.). Anco i Pagani. T. Virg. Fortunato chi conosce le deità della villa! Cic. Conoscere Dio dalle opere sue. [Camp.] D. Conv. 3. 15. Conciossiachè conoscere di Dio e di certe altre cose, e quello ch'esso è, non sia possibile alla nostra natura. = Pass. 325. Conosce e sa d'Iddio quanto il naturale intendimento ne puote, senza lume di Grazia, comprendere. T. Vang. Conoscere il mistero del regno di Dio. D. 2. 33. La giustizia di Dio… Conosceresti. = Scal. Claustr. 430. (C)Quanto più ti cognosco (parla a Dio), tanto più desidero di cognoscerti. T. D. 3. 19. Non conobbe Cristo. Vang. Non lo conobbero. T. Non conosce Dio, dicesi anco di Cristiano, non solo che lo neghi, ma che mostri di non conoscere la sua legge ne' fatti. E hanno senso non solo di fede, ma d'affetto, le locuz. bibl.: Ho conosciuto che tu se' il mio Dio. – Conobbero il nome mio. 29. Di Dio stesso dicesi che conosce. T. Salmi: Ha di noi misericordia, perchè conosce la natura nostra debole. – Signore, tu conosci e lo stare e l'andare mio. – Riguarda alle umili cose, e le alte di lontano conosce. – Ma Dio conosce le cose altrimenti dall'uomo. T. S. Tom. Dio conosce l'essenza propria in ogni modo ch'ell'è conoscibile. Jo. 10. Siccome conosce me il Padre, così conosco io il Padre. – Nessuno conosce il Figlio se non il Padre; nè alcuno conosce il Padre se non il Figlio, e a chi vorrà rivelarlo. 30. Dare e Darsi a conoscere, Fare e Farsi conoscere può dirsi anco di Dio, segnatam. il primo: ma degli uomini ambedue più sovente. T. Segner. Pred. 20. 6. Dar loro a conoscere il nostro Dio! T. Cron. Morell. 325. A loro ti da' a conoscere, a loro ti raccomanda; e ricorda l'operazioni buone de' tuoi passati. – Far conoscere è più che Dare a… Si dá a conoscere anche senza volerlo. Poi, anche volendo, non sempre chi dá a conoscere, sa o può far conoscere: conviene esserne degni, e rincontrare uomini degni. Poi, anco le cose fanno conoscere: un segno di loro Fa conoscere: non Dá, se non quando riguardisi come personificato. Poi, Far conoscere, da sè, ha sovente senso infausto, di cosa a conoscere dolorosa. T. D. 1. 6. Dimmi ove sono, e fa' ch'io li conosca (certi dannati). Ter. Faciam ut noveris. = Bocc. Nov. 68. 8. (C) Che, senza farsi conoscere, quelle busse pazientemente ricevesse. Bocc. g. 2. n. 8. (C) Ma farglisi conoscere non volle infino a tanto che… T. Farsi conoscere manifestando la propria condizione. – † In modo sim. Farsi a conoscere. Vit. SS. Pad. 1. 247. E 2. 248. Fr. Giord. 270. Vas. Vit. 9. 199. (Gh.) Nella qual'opera, per farsi conoscere e mostrare quanto valesse nelle invenzioni d'architettura e nel lavoro a fresco, fece alcuni spartimenti e ordini di varii ornamenti, pieni di figure in nicchie. T. E 2. 201. (Le sue pitture) furono cagione di farlo conoscere a certi Spagnuoli… per eccellente pittore. Assol. Vas. Vit. 4. 115. (Gh.) Confortandolo a tornare in Firenze a dar saggio di sè; chè questa era un'occasione da farsi conoscere e da mostrare l'ingegno suo. E 3. 40. Fu (il Laurati) per tutta Toscana chiamato e carezzato, avendolo fatto conoscere primieramente le storie che dipinse a fresco nella sala dello spedale di Siena. T. Farsi conoscere per un galantuomo, per un briccone. Dunque anco in mal senso. D. 2. 20. Tragge un altro Carlo fuor di Francia Per far conoscer meglio e sè e i suoi. In senso sim. ass. T. Lo farò conoscere a tutti. Altro modo di minaccia. T. Gli farò conoscere chi son io. (Gli farò vedere suona talvolta più minaccia.) In senso gen. impers. T. Mi fu fatto conoscere che… (Mi fu detto, Fui avvertito.) T. Con una lettera particolareggiata mi ha fatto conoscere che… (e di fatti, e di sentimenti, e di principii generali) – Gliel'ho fatto conoscere come ho potuto. (Anco di legger cenno.) E delle cose. T. Ar. Fur. 32. 79. I capei lunghi… la feron conoscer per donzella. – (Rosm.) Il movimento spontaneo ci fa conoscere le distanze. 31. Il § preced. ci ha avviati alle locuz., dove il Conoscere è variamente accoppiato. Ed eccone alcune, oltre alle già not. negli es. sparsi. Col Che. T. D. 3. 20. Ora conosce che 'l giudizio eterno Non si trasmuta. Col Come, anco i Lat. T. Plaut. Credo che conosciate come e' sia mio padre. D. 3. 20. Ora conosce come 'l mal, dedutto Dal suo bene operar, non gli è nocivo. Col Quanto. T. D. 3. 20. Ora conosce quanto caro costa Non seguir Cristo. Col Dove o col Se o altra partic. T. Se conoscete dov'egli sia, fategli la spia. – Non conosco se egli sia rosso o nero. Coll'Inf. Ambr. Bern. a. 1. s. 2. (Gh.) Ella conoscesi non aver dote. Con varii pronomi T. Conosco chi egli è. – Conosco quel che sono i potenti, – qual mercede sia da aspettare dal mondo. Col Part. Bocc. Nov. 27. 6. (C) Conoscendosi in tanto trasfigurato, e d'abito e di persona, da quello ch'esser soleva. T. Ar. Fur. 14. 7. Nostra salute, nostra vita, in questa Vittoria, suscitata si conosce (si conosce essere suscitata). D. 3. 14. Conobbi, Esso litare (il sagrifizio del mio affetto, essere) stato accetto (a Dio). Col Per dice la relaz. principale in cui riguardasi l'oggetto conosciuto. T. Taluni lo credevano un tristo: ma fu conosciuto per uno sciocco, e questo lo scusa. Cron. Morell. 227. (C) Non era conosciuto se non per Calandro. comecchè si scrivesse sempre per Giraldo. T. Conoscere di una cosa è prenderne una qualche notizia più o meno compiuta, non è Conoscer la cosa. Anco conosciuta la cosa, si può conoscere di lei una particolarità più o meno importante. Vang. Cognoscet de doctrina, utrum ex Deo sit. = Fior. S. Franc. 150. (C) Cognoscendo delle sue condizioni (di Fra Ginepro) crebbono in maggior divozione. Coll'A, della pers. T. Gli (a lui) si conosce l'afflizione (gli si vede in viso e negli atti). Coll'A, del segno a cui conoscere. T. D. 1. 5. A che (indizio), e come, concedette Amore Che conosceste i dubbiosi desiri. Col Da. T. Ogni albero si conosce dal frutto. Sansov. Conc. pol. Fra i segni da' quali si conosce la potenza di uno Stato, l'uno è veder come egli vive co' suoi vicini. Cic. Mi conoscano dalle tue lettere. Lat. Unde me nosti. E segnatam. nel verso potrebbesi l'Onde. T. Coll'In ha più forza che coll'A. Può conoscersi a un segno anche leggero; ma quando diciamo In questo si conosce, In questo l'ho conosciuto, gli è più che dire Da. (Il Da per altro è più che l'A, denotando un indizio che ha forza di ragione dalla quale dedurre la conoscenza.) Cic. In quel che tu mi dái il mi rallegro della mia figliuola, conosco la tua bontà. 32. Dai Lat. ci è venuto il senso giudiciale Conoscere la causa e della causa; di chi ne ha giurisdizione, raccogliendo d'uffizio le notizie necessarie a ben giudicare. T. Cic. Verre conosceva, Verre giudicava. = Tac. Dav. Ann. 3. 60. (C) Basti Germanico privilegiare, che in consiglio dal senato, non in corte da giudice, si conosca della sua morte. Cronichett. 241. (Man.) Ogni eccesso… commesso dal dì 18 di Giugno,… non… se ne potesse conoscere niente per alcun rettore, e ufiziale del Comune. Varch. Stor. 4. 78. Di questi (de' casi di stato) non poteva conoscere se non il magistrato degli Otto. [Camp.] Vit. Imp. Rom. Volea lui conoscere le cagioni (cause) criminali de' principali uomini. [Cont.] Cons. mare, 16. Quando in alcuna causa dopo la domanda è proposta per il reo eccezione declinatoria di iudicio, gli consoli, avanti che in altro si proceda, cognoscano di quella eccezione. Ass. [Cont.] Stat. Merc. Siena, I. 14. Abbiano gli offiziali della mercanzia giurisdizione nelle questioni civili che saranno mosse avanti a loro, e circa a quelle debbino procedere, conoscere, pronunziare, e definire. Pass. impers. [Cont.] Cart. Art. ined. G. I. 249. Se qualcuno degli abitatori di detto castello commettesse qualche delitto, che secondo gli statuti di Siena meritasse la pena della morte, dovesse conoscersi degli offiziali del comune di Siena. In più ampio senso. T. Cic. Conveniva che i consoli conoscessero degli atti di Cesare. [Camp.] Volg. De Mon. Conciossiachè l'uno dell'altro non possa conoscere, poichè all'uno l'altro non è suggetto,… è di bisogno essere un terzo, di giurisdizione maggiore… (de altero cognoscere). Pass. 105. (C) Il prete, come giudice, conosce e discerne tutti i peccati. T. Dell'avvocato stesso Cic. dice che conosce la causa quando raccoglie le prove opportune a trattarla. Ma di lui non si direbbe Conoscere della causa. In gen. Conosce la causa e il giudice e l'avvocato e chiunque l'abbia studiata e fattasene un'idea chiara e giusta. 33. Se l'uso preced. concerne i signif. intell. della voce, il seg. s'attiene ai mor. T. Non conoscere uomo, di donna parlando, è forma modesta che usa il Vang. E così d'uomo, Conoscere, o no, donna. = Vit. SS. Pad. 1. 268. (C) Bocc. Nov. 30. 5. [G.M.] E tuttora si dice: Non ho mai conosciuto donne, teatri, e sim., di chi n'è stato sempre lontano. Senza la negaz. Maestruzz. 59. 1. (C) [Camp.] Comp. Ant. Test. = Maestruzz. 1. 57. (C) Se fu conosciuta. E 1. 84. E 2. 24. [Camp.] Met. 9. Cognita. D'altri atti, sempre illeciti. [Camp.] Volg. Bibb. 1. 19. Ma Conoscere l'amore, e sim., può avere anco senso innocente; provarlo, e nelle consolazioni sue e ne' dolori, secondo il signif. del § 18. † Conoscer d'amore l'ha sempre non buono. Tav. Rit. (C) 34. Se del senso dicesi che conosce, egli è naturale che dicasi degli animali. T. Prov. Tosc. 245. Non ogni uccello conosce il suo grano. Varr. Cane che conosce il padrone. T. Il buon pastore dice che le pecorelle sue lo conoscono. T. Le api conoscono, quasi patria certa, il loro ricetto. Virg. Certos novere penates. 35. Trasl. T. Il cuore mio lo conosce. T. Di pers. troppo nota, e non in bene. La conoscono fin le lastre (il lastrico delle strade). T. Le stagioni conoscono l'ordine loro, non lo conoscono più. Ps. Sol cognovit occasum suum. T. Questo clima non conosce la primavera, l'inverno. 36. Forme gramm: Nella prima persona plur. dell'Ind. pres., meglio Conosciamo sempre che Conoschiamo. Questo nel pres. del Sogg. e nell'Imper., sebbene anco lì si possa Conosciamo. Nell'Ind. pass. di Conoscetti per Conobbi è un es. nel § 9. Nella seconda pres. del Sogg., il più regolare è Tu conosca; ma il Petr. Canz. O poverella mia, come se' rozza! Credo che tel conoschi. (Col Mi, Ti, Si, come il Credere, il Sentire e sim., è bel modo quand'è proprio, cioè quando esprime l'azione dell'anima che attivamente si riflette sopra se stessa.) E quando, per l'omissione del Tu, potrebbe farsi ambiguità, giova Conoschi, come nel cit. di D. 2. 33. † Conosci per Conosca. T. Franc. Barb. 344. Ma vo' che tu conosci. |
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