Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per piacere |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
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Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: giacere, piaceri, piacerà, piacerò, piacete. Cambiando entrambi gli estremi della parola si possono avere: giacerà, giacerò. |
Scarti |
Scarti di lettere con resto non consecutivo: picee, pace, pare, pere, iacee, acre. |
Zeppe (e aggiunte) |
Aggiungendo una sola lettera si possono ottenere le parole: piacerei, spiacere. |
Parole con "piacere" |
Iniziano con "piacere": piacerei, piaceremo, piacerete, piacerebbe, piaceremmo, piacereste, piaceresti, piacerebbero. |
Finiscono con "piacere": spiacere, compiacere, dispiacere. |
Contengono "piacere": spiacerei, spiaceremo, spiacerete, compiacerei, spiacerebbe, spiaceremmo, spiacereste, spiaceresti, compiaceremo, compiacerete, compiacerebbe, compiaceremmo, compiacereste, compiaceresti, dispiacerebbe, spiacerebbero, compiacerebbero, dispiacerebbero. |
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Parole contenute in "piacere" |
ace, ere, pia, cere, piace. Contenute all'inverso: caì, reca, recai. |
Incastri |
Inserito nella parola si dà SpiacereI. |
Inserendo al suo interno est si ha PIACERestE. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "piacere" si può ottenere dalle seguenti coppie: pigi/giacere, pil/lacere, piaciuti/iutiere, piacevole/volere. |
Usando "piacere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * ceretta = piatta; * cerette = piatte; * rete = piacete; * rendo = piacendo; * resse = piacesse; * ressi = piacessi; * reste = piaceste; * resti = piacesti; storpia * = storcere; * ressero = piacessero. |
Lucchetti Riflessi |
Usando "piacere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * erte = piacete; * errai = piacerai. |
Cerniere |
Scartando le parti in comune (prima in capo e poi in coda), "piacere" si può ottenere dalle seguenti coppie: tipi/acereti, topi/acereto. |
Usando "piacere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: acereti * = tipi; acereto * = topi; * tipi = acereti; * topi = acereto. |
Lucchetti Alterni |
Scartando le parti in comune (in coda oppure in capo), "piacere" si può ottenere dalle seguenti coppie: piatta/ceretta, piatte/cerette. |
Usando "piacere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: piaceremo * = remore; storcere * = storpia; * aie = piacerai; * mie = piacermi; * tiè = piacerti; * iutiere = piaciuti; * remore = piaceremo. |
Sciarade e composizione |
"piacere" è formata da: pia+cere. |
Sciarade incatenate |
La parola "piacere" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: piace+ere, piace+cere. |
Intarsi e sciarade alterne |
"piacere" si può ottenere intrecciando le lettere delle seguenti coppie di parole: pie/acre, pace/ire. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Garbare, Piacere, Andar a genio, Andare a sangue, Andare a fagiuolo - Una cosa ci garba, per sembrarci ben fatta, ben ordinata e secondo ogni buona regola, perciò l'approviamo e l'accettiamo. - Piace quando ha dell'attrattiva e contenta o i sensi o l'intelletto. - Ci va a genio quando si conforma e risponda al nostro modo di sentire e di pensare. Tal frase si usa anche ellitticamente: «La tal cosa mi va o non mi va.» - [Andare a sangue ha alquanto del materiale nè si direbbe di cose alte e nobili: s'usa più spesso parlando di persone. - «Quel povero vecchione mi par tanto dabbene, e mi va tanto a sangue.» (Varchi). - «Quel superbiosaccio non mi va punto a sangue.» - Andare a fagiuolo suol dirsi familiarmente e un po' bassamente di tutto ciò che ci piace, che ci va a genio. E' una delle frasi toscane che va più a fagiuolo de' toscaneggianti e che più spesso è usata fuori di luogo: nojaltri l'usiamo quasi sempre in ischerzo e ci suona volgaruccia anzi che no. G. F.] [immagine] |
Favore, Piacere, Gentilezza, Finezza - Favore è atto di cortesia fatto per secondare il desiderio d'alcuno, liberandolo spesso da qualche seccatura o spesa. - Piacere è piccolo servigio fatto in altrui utilità, ma senza idea di guadagno o simile. - Gentilezza è atto di compita cortesia fatto per dimostrazione di riverenza e di affetto; che se è delicatissimo suol dirsi Finezza. - «Lo potei ottenere per favore. - Fammi il piacere di portare questa lettera a C. - Mi fecero un monte di gentilezze.» La differenza tra Favore e Protezione si raccoglie dalle voci Fautore e Protettore. (V. num. 1305). [immagine] |
Delizia, Diletto, Voluttà, Piacere - Delizia è diletto vivo, soave, tranquillo. - «La vita campestre è una vera delizia.» - Dove il Diletto non è sempre così gentile e può esser cagionato anche da cose non al tutto lodevoli. - «Tutto il suo diletto era nel dar noja a' preti.» - Il Piacere è sempre godimento di ciò che piace e satisfà il nostro animo; dove la Voluttà è l'abuso del piacere e il darvisi con tutto l'animo, e più spesso si riferisce a' diletti carnali. [immagine] |
Beneficio, Servizio, Buon ufficio, Piacere, Favore - Beneficio, dice il Sommer, e dice ottimamente, è l'atto di una bontà generosa, un dono, o un sacrifizio, che colui che ha fa a colui che non ha. - Servizio è Soccorso prestato per puro zelo a chi ha bisogno di ajuto, di assistenza. - Buon ufficio è quando altri usa del proprio credito e della propria influenza appresso i potenti per il vantaggio di chi gli sembra meritarlo. - Il Piacere è un atto o un procedere giovevole altrui, ma senza grande importanza, il cui fine è quello di piacere ad alcuno o di risparmiargli un incomodo. - Favore, è il favorire, il dar ajuto del proprio, a chi si mette a un'impresa. [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Allettare, Attrarre, Dilettare, Piacere - Allettare è invogliare altrui con lusinghiere promesse di diletto o guadagno. In attrarre può la lusinga essere nell'idea di chi vuol attrarre, ma se da questa non si comunica a chi si vuole sperimentare riesce vana: l'attrazione può anche diventare violenta: l'allettamento no. Dilettare è far cosa che rechi altrui piacere. Piacere è andare a genio, a versi ad alcuno: si piace anche spontaneamente per simpatia; nel dilettare c'è intenzione; nell'allettare studio e progetto; nell'attrarre desiderio e volontà non sempre coronati dall'effetto. [immagine] |
Voluttà, Piacere, Delizie - La voluttà è un troppo compiacimento nel gustare de' piaceri anco leciti: delizie è esagerazione che a' piaceri di questo mondo non si compete; a meno che delizie non si derivi da delicato, e che non si voglia far significare piacere soave e dolce. [immagine] |
Grazia, Favore, Piacere, Benefizio, Buon uffizio, Servigio, Cortesia, Amorevolezza - Grazia è dono o perdono; favore è moto di preferenza, è atto di predilezione; piacere è atto o fatto che piace o che giova altrui: un proverbio dice che non si può far piacere altrui senza incomodo proprio; ed è vero quasi sempre: ciò dà maggior pregio al piacere fatto. Benefizio esprime un bene fatto attivamente ed efficacemente; la grazia può essere beneficio negativo, cioè condono di pena o di multa; il favore può stare circoscritto nell'opinione o nel buon volere; il piacere può essere di parole soltanto e poi atto di compiacenza, ma il benefizio è atto e fatto a pro d'altrui. Buon uffizio fa chi dice bene di un tale. chi ben dispone l'animo degli altri a pro di lui, o ne combatte le contrarie prevenzioni; buon uffizio chi raccomanda, chi parcamente loda, chi dà una mano a salire colà dove da soli non si potrebbe riuscire; il buon uffizio direbbesi un piccolo benefizio; ma riesce talvolta un benefizio grandissimo. Servigio si rende altrui o per generoso animo, o per mercede; e qui si vede quanto il movente a quest'atto ne cambi la significazione e l'aspetto: anco un gran signore fa non lieve servigio a un povero diavolo se lo toglie da un impiccio, o se gli fa avere per mezzo suo un tozzo di pane. La cortesia è atto gentile che parte dal cuore, e al cuore va dritto: le cortesie fra amici son atti di dovere troppo universalmente sentiti per farne qui menzione: ma usar cortesia a chi non si conosce è quel tratto che caratterizza l'animo nobile e civile. L'amorevolezza non è atto, ma in atti si dimostra: è sentimento di cuore ben fatto; è la disposizione a quell'universale amore che abbracciar dovrebbe e stringere gli uomini tutti, se, più che nol sono, fossero convinti di essere veramente fratelli. [immagine] |
Talento (a), A piacere, A voglia, A volontà; A modo, Secondo il modo; Come vi piace, A vostro piacere, Come mi pare, Come mi piace - A talento si riferisce meglio all'idea, alla persuasione; a piacere, meglio al senso; a voglia, meglio al desiderio; a volontà, meglio al volere assoluto: quest'ultimo è più dispotico; il primo lo è forse altrettanto ma è temperato da una certa ragionevolezza almeno apparente; il secondo è più libero o almeno più arbitrario; il terzo più dubbioso, irresoluto come il desiderio appunto che per troppo abbracciare nulla viene a stringere: il padre dispone a suo talento delle cose riguardanti la famiglia; il figlio, a piacer suo e del tempo, e del danaro consacrato a' suoi divertimenti; le cose però non riescono mai pienamente a voglia dell'uno nè dell'altro, perchè far proprio e assolutamente a sua volontà a questo mondo è dato a nessuno, meno in qualche caso speciale. Fare a modo vale con buona grazia, senza sciupare o guastare; fare secondo il modo vale ora, secondo le regole prestabilite, ora, secondo le circostanze che le modificano: fate a modo, a modino, cioè bel bello, e riuscirete. Come vi piace è concessione più generale; a vostro piacere è più speciale e del caso; la prima può essere anche espressione di dispetto, ovvero anche di convenienza; l'altra mi pare e più sincera e più cordiale: fate come vi piace, dirà serio e brusco un padre a quel figlio che non vuol cedere a preghiere, a ragionamenti; fate a vostro piacere, cioè servitevi, accomodatevi di quel poco che c'è, ma di buon cuore, dirà chi mette sè e la casa sua a disposizione dell'amico. Come mi pare significa, secondo la penso, o la vedo, o la capisco: chi fa come gli pare può avere, anche nel fallare, una scusa. Come mi piace, vale secondo il mio comodo, il voler mio, il capriccio; però da sè, come troppo dispotico, dirò così, questo modo non è molto usitato, e si corregge o si convalida con l'altro dicendosi ordinariamente: faccio come mi pare e piace. [immagine] |
Gioia, Allegrezza, Allegria, Godimento, Piacere, Letizia, Contento, Giocondità, Ilarità, Gaudio, Giubilo, Esultazione, Esultanza, Tripudio - La gioia è dell'animo, perciò intima e tranquilla; l'allegrezza, del cuore, perciò più espansiva; l'allegria, del carattere, perciò rumorosa: fare un'allegria, vale una festa, un pranzo, una cena, un ballo o che so io, per fare un po' di baccano e stare allegri in molti. Il godimento è quel piacere che produce il possesso della cosa; se a buon diritto, è più completo, più tranquillo, più puro. Piacere è generico: i piaceri dell'anima sono ben diversi da quelli dei sensi; i primi o sono comprensioni o sentimenti; i secondi mere sensazioni, transitorie e fugaci. Gaudio esprime l'atto, o meglio l'effetto del piacere: l'anima prova un gaudio ineffabile quanto più gli è dato avvicinarsi al centro d'ogni verità, di ogni giustizia. La letizia si vede in volto, il contento si sente nel cuore; ma quella è un effetto di questo, e il vero contento proviene dalla pienezza del godimento, dalla tranquillità del possesso: ma chi è il contento in questo mondo? chi ha provato un vero, un intero contento quaggiù? i mali sono troppo misti ai beni, l'ingiusto al giusto per poterli perfettamente gli uni dagli altri sceverare. L'ilarità, come già dissi all'art. Gaio, indica una contentezza o una bontà d'animo abituale che si manifesta sul volto. La giocondità, quella gioia moderata che risente in sè chi nè troppo si lascia trasportare dai fausti avvenimenti, nè troppo abbattere dagl'infausti; chi è abbastanza filosofo da prendere tutto per il meglio e vedere che i beni e i piaceri di quaggiù non sono eterni, e che le afflizioni hanno per buona sorte da avere un fine: nella giocondità v'è sempre un qualche granello d'ironia se non contro alle persone almeno rispetto alle cose. Il giubilo è quel movimento muscolare, se vuolsi, prodotto da eccesso di gioia; il tripudio è giubilo prolungato accompagnato da atti più visibili, da moti, da riso, da grida che sfuggono quasi involontarii: il tripudio è comunicativo; il tripudio di un solo parrebbe follia. Esultazione, esultanza pare vogliano significare trasalto dell'animo e perciò anco del corpo a cagione di viva gioia: però esultazione direi dimostrazione di gioia pubblica, e per cagione di pubblico bene: esultanza lo stesso sentimento, ma più individuale e riferibile a moto anche esso individuale: l'esultanza che in ogni animo cattolico produsse l'esaltamento di Pio IX alla cattedra di S. Pietro si manifestò in tutto il mondo, ma più ne' Stati Pontificii, con segni non dubbii di pubblica esultazione. [immagine] |
Garbare, Garbeggiare, Andare, Andare a genio, A verso, A sangue, Piacere, Gustare, Essere di suo gusto, Di suo genio, Dare nel genio, Andare al cuore, All’anima - Il fondamento di tutti questi verbi e locuzioni affini è piacere, perchè esprimono tutte un diverso modo o grado dell'impressione aggradevole che una cosa ci fa. Piace ogni cosa che procura un qualche diletto o soddisfazione. Garba ciò che ha quella grazia e appunto quel certo garbo che ci appaga. Garbeggiare è un po' meno di garbare; è un garbare press'a poco. Per andarci, bisogna che una cosa ci persuada, che ci convenga, altrimenti, per fare che altri faccia, non la ci va: in garbare e garbeggiare può aver parte la simpatia; in andare, molto più il raziocinio. Va a verso cosa che vada secondo i nostri desiderii; ci va a verso cosa che è od entra nel nostro modo di vedere, di pensare. Va a sangue cosa che veramente fa pro e grandemente conferisce. Va a genio cosa che è di nostro gusto: ma la cosa che va a verso è già in atto, s'effettua; ciò che va a sangue pare già siasi effettuato; ciò che va a genio non può, sgraziatamente, molte volte effettuarsi. Gustare non dovrebbe esprimere se non ciò che piace al senso del gusto; ma esprime eziandio altre sensazioni, forse a cagione del suo opposto disgustare, da cui disgusto, che, come vedesi, esprime d'ordinario più dispiacere dell'animo che non mera sensazione corporea: ond'è che diciamo sovente d'un vestito, d'una persona e d'altro «non mi gusta», ed è quasi un dire che sarebbe per noi un disgusto il portare quel vestito, convivere con quella persona: onde ne concludo che gustare esprime più che il semplice piacere. Gustare la musica, la poesia o altra cosa, è intendersene abbastanza per assaporarne le bellezze, per conoscerne e sentirne la maestria; la musica piace in generale a tutti; ma pochi veramente la gustano. Essere di suo gusto dicesi di cosa che soddisfi un gusto anche passaggiero: i gusti, le inclinazioni cambiano coll'andare degli anni; cambiano talvolta da un giorno all'altro; ciò che è di nostro gusto oggi, visto domani con occhio meno appassionato, a sangue freddo, non lo è più. Essere di suo genio è locuzione più nobile; forse perchè esprime più sovente un sentimento, mentre l'essere di suo gusto serve ed esprime più d'ordinario una sensazione. Dare nel genio è piacere a prima vista, è vero effetto di simpatia: dà nel genio una cosa o una persona a prima vista perchè risponde a certe misteriose condizioni delle quali non ci possiamo rendere precisa ragione. Quando dico: «una cosa mi va al cuore», posso soggiungere: e proprio all'anima; ma dicendo che una cosa va all'anima, si tocca il limite di ogni espressione. Cosa che va al cuore, commuove e persuade; poichè se al cuore risponde ogni sentimento, all'anima risponde ogni sentimento ed ogni raziocinio. [immagine] |
Uffizi, Servigi, Favori, Servigio, Servizio; Fare un ufficio, Un piacere, Dei piaceri - Gli uffizi si fanno buoni o cattivi, ma per lo più si dice in buon senso; i servigi si rendono ordinariamente dagl'inferiori ai superiori; i favori si fanno da questi invece a quelli: ordinariamente, dico, poichè talvolta la cosa riesce all'opposto: e poi anche a titolo di pura civiltà, il superiore dice all'inferiore: fatemi il favore di andare, di disporre, di... va dicendo; e così può l'inferiore rendere al superiore di certi servigi che sono proprio veri favori, come se lo salvi da un pericolo, se va con danno o pericolo suo a procurargli cosa che questi non potrebbe avere altrimenti. Fra servigio e servizio parmi vedere la differenza che il primo dice cosa fatta più per amicizia o grazia, il secondo per vera servilità, dovere, mercede e simili. Fare un ufficio gli è in parole per lo più a seconda persona per una terza; fare un piacere è farlo noi direttamente; far dei piaceri è averne l'abito, farne quasi professione: chi ha buon cuore non può stare senza far piaceri, a rischio di procurarsi amarezze e fare degl'ingrati. Così dispensar favori, che è proprio di chi può molto, di chi è alto locato, o per bontà d'animo o per farsi una clientela pe' suoi fini ulteriori. [immagine] |
Entrare, Piacere, Quadrare, Soddisfare - Una cosa entra se par vera e conveniente; piace se buona e bella; quadra se giusta o aggiustata; soddisfa se ha tutte le condizioni che desideriamo. Entra una massima, un principio; piace la lode, purchè sia sincera e delicata; quadra un discorso se è basato in principio e logico nelle conseguenze; soddisfa quella cosa che risponde ad ogni nostra aspettazione. Soddisfare a un debito è atto di giustizia; soddisfare a un bisogno è atto di necessità; ond'è che soddisfare comprende l'uomo tutto intero, anima e corpo. [immagine] |
Genio, Piacere - Genio è inclinazione, simpatia, disposizione: in ciò che si fa con genio si riesce bene per lo più: se si conversa e si tratta abitualmente con persone che siano di nostro genio, la vita è un piacere: il convivere con gente antigeniale, antipatica, sarebbe un inferno. Una cosa che vada a genio piace: piace o può piacere in genere anche cosa per cui non s'abbia genio deciso: a chi non piace un bel quadro, una bella sinfonia? a tutti, pochissimi eccettuati: eppure non tutti hanno genio, cioè disposizione per la musica, per la pittura. [immagine] |
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