Forma verbale |
Gioco è una forma del verbo giocare (prima persona singolare dell'indicativo presente). Vedi anche: Coniugazione di giocare. |
Parole Collegate |
»» Aggettivi per descrivere gioco (divertente, bello, noioso, brutto, infantile, ...) |
Associate (la prima parola che viene a mente, su 100 persone) |
carte (9%), divertimento (9%), calcio (9%), azzardo (8%), bambini (5%), bambino (4%), svago (4%), ludico (4%), poco (3%), scherzo (3%), passatempo (2%), infantile (2%), palla (2%), squadra (2%), mano (2%), sporco (2%). Vedi anche: Parole associate a gioco. |
Utili Link |
Significato su Dizionari ed Enciclopedie online |
Hoepli | Sabatini Coletti | Treccani | Wikipedia |
Articoli interessanti e pagine web |
Crogiolo: Libro "Come creare un gioco da tavolo" |
Liste a cui appartiene |
Lista Calcio [Gara, Giallo « * » Gol, Gradinata] |
Foto taggate gioco | ||
...troppo divertente!... | Foto 990826001 | Bolle |
Tag correlati: palla, giocare, acqua, bambino, bambina, pallone, numeri, due, pedine, bambini, cane, giocatori, scacchiera, sabbia, giochi, carte, tavolo, sport, calcetto, erba, prato, calcio, scacchi, mani, fontana, tombola |
Informazioni di base |
La parola gioco è formata da cinque lettere, tre vocali e due consonanti. È una parola bifronte senza capo né coda, la lettura all’inverso produce una parola di senso compiuto (coi). Divisione in sillabe: giò-co. È un bisillabo piano (accento sulla penultima sillaba). Parole con la stessa grafia, ma accentate: giocò. |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche le pagine frasi con gioco e canzoni con gioco per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1962): Da pratici quindicenni, troppo giovani per aver mai frequentato terreni di gioco diversi da quelli che riempivano di giusto orgoglio il marchese Barbicinti, erano immediatamente partiti a stendere l'elenco dei difetti di quella specie di “campo di patate” (così si era espresso uno di loro, piegando le labbra in una smorfia di disprezzo). E cioè: quasi niente out, specie dietro le righe di fondo; terreno bianco, e poi mal drenato, che per poco che fosse piovuto si sarebbe trasformato in un pantano; nessuna siepe sempre-verde a contatto delle reti metalliche di recinzione. La luna e i falò di Cesare Pavese (1950): Su una ruota stesa per terra era seduto un ragazzo, in camicino e calzoni strappati, una sola bretella, e teneva una gamba divaricata, scostata in un modo innaturale. Era un gioco quello? Mi guardò sotto il sole, aveva in mano una pelle di coniglio secca, e chiudeva le palpebre magre per guadagnar tempo. Le otto montagne di Paolo Cognetti (2016): L'inverno, in quegli anni, diventò per me la stagione della nostalgia. Mio padre detestava gli sciatori, non voleva saperne di mischiarsi a loro: trovava qualcosa di offensivo nel gioco di scendere per la montagna senza la fatica di salirci, lungo un pendio spianato dalle ruspe e attrezzato con un cavo a motore. Li disprezzava perché arrivavano in massa e si lasciavano dietro soltanto rovine. Certe volte, d'estate, ci capitava di incontrare il pilone di una seggiovia, o qualche cingolato fermo su una pista spelacchiata, o i resti di una stazione dismessa in alta quota, una ruota arrugginita sopra un blocco di cemento in mezzo alla pietraia. |
Proverbi |
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Espressioni e Modi di Dire |
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Libri |
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Titoli di Film |
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Canzoni |
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Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per gioco |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
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Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
»» Vedi tutte le definizioni |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: fioco, giaco, gioca, giogo, giovo. Cambiando entrambi gli estremi della parola si può avere: fioca. |
Zeppe (e aggiunte) |
Aggiungendo una sola lettera si può avere: giuoco. |
Parole con "gioco" |
Iniziano con "gioco": giocosa, giocose, giocosi, giocoso, gioconda, gioconde, giocondi, giocondo, giocologa, giocologo, giocosità, giocoforza, giocoliera, giocoliere, giocolieri, giocondità, giocosamente, giocondamente. |
Finiscono con "gioco": rigioco, rigiocò, fuorigioco, videogioco. |
Contengono "gioco": angiocolite, angiocoliti. |
»» Vedi parole che contengono gioco per la lista completa |
Parole contenute in "gioco" |
Contenute all'inverso: coi. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "gioco" si può ottenere dalle seguenti coppie: gip/poco, giovedì/vedico, giovi/vico. |
Usando "gioco" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: regio * = reco; * cova = giova; * cove = giove; * covi = giovi; * covo = giovo; mangio * = manco; plagio * = placo; * ohi = giochi; * coito = gioito; * corni = giorni; * corno = giorno; * cotto = giotto; * covai = giovai; litigio * = litico; spregio * = spreco; arrangio * = arranco; * covano = giovano; * covare = giovare; * covate = giovate; * covato = giovato; ... |
Lucchetti Riflessi |
Scartando le parti in comune (in coda e il riflesso in capo), "gioco" si può ottenere dalle seguenti coppie: gioiremo/omerico, gioirete/eterico, gioite/etico, gioito/otico. |
Usando "gioco" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * occhi = giochi; * occhini = giochini; * occhino = giochino; * occhiate = giochiate. |
Cerniere |
Scartando le parti in comune (prima in capo e poi in coda), "gioco" si può ottenere dalle seguenti coppie: collegio/cocolle, ligio/coli, litigio/coliti, magio/coma, mogio/como, pigio/copi, pregio/copre, regio/core. |
Usando "gioco" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * ligio = coli; * magio = coma; * mogio = como; * pigio = copi; * regio = core; * pregio = copre; coli * = ligio; coma * = magio; como * = mogio; copi * = pigio; core * = regio; * litigio = coliti; copre * = pregio; * collegio = cocolle; coliti * = litigio; cocolle * = collegio. |
Lucchetti Alterni |
Usando "gioco" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * vico = giovi; reco * = regio; * aio = giocai; manco * = mangio; placo * = plagio; * ateo = giocate; * avio = giocavi; * vedico = giovedì; litico * = litigio; spreco * = spregio; arranco * = arrangio; * cantico = giocanti; * carsico = giocarsi; * astio = giocasti; giocattoli * = cattolico; * cattolico = giocattoli. |
Intarsi e sciarade alterne |
Intrecciando le lettere di "gioco" (*) con un'altra parola si può ottenere: * caci = giocaccio; * arno = giocarono; * atre = giocatore; * atri = giocatori; * unni = giunonico; * udisti = giudoistico. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Giuoco, Partita - Giuoco è di significazione generica, e si usa spesso assolutamente. - «Il giuoco lo ha rovinato.» - Poi significa ciascuno dei modi di giocare, come Il giuoco del biliardo, il giuoco della dama. Quando poi si vuol significare una gara tra due o più, fatta a un tale o tal altro giuoco, allora si dice Fare una partita; e Partita si dice altresì ciascuna prova fatta a un tal giuoco che abbia i punti determinati. - «Giocammo al biliardo, e vinsi dieci partite.» [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Gioco, Scherzo - Lo scherzo è o pare sempre fatto da burla: il gioco può essere anche rischioso e serio; poi questo sembra richiedere un qualche preparativo per essere più complicato; lo scherzo può essere un semplice atto, una parola. Nel gioco di mano occorre destrezza non comune; nel gioco di parole, perspicacità e acume più che volgare. Si possono fare in prosa, e in poesia ancor meglio, de' componimenti assai lunghi, detti scherzi, perchè in essi si tratta facetamente l'impreso argomento: io stesso scrissi uno di questi scherzi, composto di cento ventotto sestine, intitolato Ricetta letteraria e stampato a Torino nel 1840. [immagine] |
Farsi gioco, Ridersi, Burlarsi - Farsi gioco è il più forte, poichè non indica solamente in chi lo fa animo disposto a ilarità innocua, o maligna soltanto, ma bensì animo crudele e inclinato a mal fare: il fanciulletto cattivo e di animo insensibile si fa gioco del passero che tien legato con un filo; finge ad ogni momento di metterlo in libertà, ma lasciatolo volare per breve tratto, lo ritira a sè; farsi gioco è malvezzo, indegnità di cui i potenti, i grandi, i forti si rendono colpevoli verso i deboli e i piccoli, promettendo, lusingando, e non tenendo conto della lusinga, della promessa. Ridersi ha varii significati: in questo significa quella gioia maligna che si prova nel vedere le altrui debolezze e nel giovarsene per divertirsi a sue spese: uno si ride dei creduli, degli ambiziosi, degli sciocchi presuntuosi, nel secondarli fino al punto di trarli a qualche mal passo, da cui non abbiano ad uscire che scorticati o scornati. Ridersi o ridersene vale non far conto, non temere chi o che che sia: io me ne rido, cioè, non me ne importa, so che non può farmi alcun male: io mi rido di voi, cioè, non vi temo. Burlarsi è un modo di prendersi gioco, ma per cose di minor conto si burla di taluno col dargli ad intendere cose che non sono, e che non puonno essere, col promettergli cose impossibili, col fargli fare cose ridicole e simili; ma tutte di quel calibro che non oltrepassi la burla. [immagine] |
Gabbare, Gabbarsi, Farsi gabbo, Prendere a Gabbo, Prendere a gioco, Farsi gioco, Prendersi gioco, Ingannare, Schernire, Abbindolare, Accalappiare, Acchiappare, Infinocchiare, Caruccolare - Gabbare è un ingannare con una qualche finzione; se l'interesse per cui l'uomo resta gabbato è grave, allora è vero inganno; se lieve, è burla: ma nel gabbare entra sempre una qualche lusinga con cui altri si adesca; per gabbare ci va sempre un dritto e un minchione. Gabbarsi vale, e gabbare se stesso prendendo un granchio con nostro danno, e gabbare altrui, e allora significa una certa consuetudine: il semplice gabba anche l'astuto se gli viene il destro, ma una volta su cento; gabbarsi del prossimo è proprio del gabbamondo. Farsi gabbo, prendere a gabbo dicono inganno più grave o beffa più pungente che non farsi gioco, prendersi gioco; e la differenza sta nel peso rispettivo delle parole gabbo e gioco, che è evidente; fra prendere e farsi sta poi quella, che in prendere l'intenzione sembra più deliberata, e in farsi pare che sia più sovente seguita dall'effetto: in chi si fa gabbo, gioco, è più arte per riuscire nell'intento suo; a chi prende a gabbo, a gioco, succede talvolta come ai pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. Ingannare è il tesser l'inganno e il persuaderne altrui con suo danno. Schernire è beffa vile e villana, è insulto e non più semplice burla. Abbindolare è raggirare altrui e trarlo a mal passo o a mala pratica. Accalappiare è prenderlo nella rete con fino inganno, insidiandolo nella parte più debole, circonvenendolo con tanti giri e rigiri che non riesca mai a districarsene. Acchiappare, chi fugge, o chi sfugge; onde, quand'è affine ad ingannare, esprime insidia pronta, laccio apparecchiato: molti che si credono furbi restano acchiappati quando meno sel credono. Infinocchiare è dar a credere lucciole per lanterne, dar ad intendere pastocchie delle più grosse onde riderne con altri. Caruccolare, poco usato, è ingannare adagio, alla lontana, per far colpo più tardo, ma certo. Chi abbindola mena al male; chi accalappia resta padrone di chi riesce accalappiato; chi acchiappa non lascia andare senza graffiare o mordere qualche cosa; chi infinocchia vuol per lo più ridere del prossimo, se è semplice o credulo di troppo pe' tempi che corrono. [immagine] |
Favola, Gioco (Divenire, Essere la) - Essere, divenire la favola si può, anche di tutto un paese, perchè parlare tutti sanno; ridere, burlarsi del prossimo amano i più; e poi è facile, o almeno probabile che accada ad un uomo qualche avventura, qualche scena ridicola la quale meni tanto rumore da far sì che tutti ne parlino. Divenir, essere il gioco non si può di tanti, perchè qui si tratta di atti, di fatti; e, bisogna pur dirlo, a molti il far male ripugna; onde si può divenir gioco di uno, di parecchi che si mettano d'accordo per burlarci, per farci correre, per darcene ad intendere: ma alla perfine uno, per di buona pasta che sia, se ne accorge, e fa cessare il gioco: essere la favola, invece, si può, senza pur saperlo, o saperlo di certo. [immagine] |
Dizionario delle invenzioni, origini e scoperte del 1850 |
Giuoco - E' noto che durante l'assedio di Troja, i Greci per passarne il lungo tempo e mitigare le proprie fatiche, si divertivano a varj giuochi. I Romani n'ebbero pure, ad imitazione dei Greci. I più conosciuti fra questi erano il pari o caffo, la mora, il giuoco dei ladroni, che si approssimava al nostro degli scacchi e si eseguiva sopra un tavolino segnato a modo di scacchiere: ai quali possono aggiungersi due d'azzardo, cioè dell'aliosso e dei dadi. Ma noi vediamo, che alla fine della repubblica quelli di azzardo furono severamente proibiti. Secondo Tacito, i Germanni si davano a codesta passione con tal frenesia, che dopo aver perduto tutto si giuocavano se stessi ad un solo tiro, ed allora il vinto, benchè più giovane e forte, si lasciava legare e vendere agli stranieri. A Mosca e a Pietroburgo si giuoca non solo il proprio oro, i mobili, le terre, ma anco quelli che le coltivano, dimodochè intere famiglie passano in un giorno a sette o otto padroni uno dopo l'altro. Si assicura che un Veneziano giuocò la propria moglie, e un Chinese la consorte e i figliuoli, e le perderono. I Negri di Juida hanno la stessa usanza. Nell'Indie si giuoca talvolta sino alle dita della mano, e quegli che perde se le taglia di per se onde soddisfare il vincitore. [immagine] |
Carte da giuoco - Al parere di Boissonnade e di Eligio Johanneau, esse sono molto più antiche che non si creda comunemente. Il primo di costoro pensa che non furono inventate per distrarre dalla malinconia Carlo XI., come dicono Nèe de la Rochelle, il P. Menestrier, il P. Daniele, gli Enciclopedisti, il conte di Tressan, Villant, e molti altri. Erano conosciute in Francia sotto Carlo V. Il piccolo Jehan di Saintrè fu onorato del favore di questo principe, unicamente perchè non giuocava alle carte nè a’ dadi.
In Ispagna si trovano verso il 1330. Si legge nel vol. 4. pag. 646 del Dizionario Spagnuolo dell’accademia di Madrid, che le carte da giuoco furono inventate da Niccola Pepino, e che la parola naipes, la quale è il loro nome in quell’idioma, si formò delle lettere N e P, iniziali dei due nomi dell’inventore. Negli statuti dell’ordine della Banda, creato in Ispagna verso il 1332. da Alfonso XI. i giuochi di carte sono proibiti. Johanneau in una dottissima dissertazione assegna a quelle carte un’origine anche molto più vecchia. Egli si appoggia ad un passo di Papias, lessicografo del secolo XI., trovato in Ducange, e che secondo lui prova che la voce mappa significò fra le altre cose Carta da giuocare. L’abate di Longuerue, l’uomo di Francia, forse, che abbia saputo più cose di chiunque, avea veduto un giuoco di carte tali quali si pretendeva ch’esse fossero state nella loro origine; avevano sette o otto polzate di lunghezza; vi si vedeva un Papa, degli Imperatori, e le quattro monarchie che fra loro combattevano. Ma non può egli darsi che ciò che vide l’abate di Longuerue fosse piuttosto un giuoco di tarocchi? Certo si è, che se le carte erano conosciute in Francia sotto Carlo V., non dovevano però esserci comuni, a motivo della spesa, che cagionava la loro pittura, imperocchè l’arte d’incidere sul legno era tuttavia ignota, e si sa che nel 1390. la Camera dei Conti passò una somma ragguardevole pel giuoco di carte, che fu recato in Francia onde far divertire negl’intervalli della malattia Carlo VI. in allora demente. Sotto il regno seguente, un pittor francese chiamato Jacquemin Gringonneur ne inventò alcune particolari alla Francia: Argine, la donna di fiori, è l’anagramma di Regina, ed era la regina Maria d’Angiò moglie di Carlo VII. - Rachele, la donna di quadri, era Agnese Sorel. La donna di picche, sotto nome di guerriera Pallade, accennava la pulzella di Orleans; ed Isabella di Baviera era rappresentata dalla donna di cuore, col nome d’imperatrice Giuditta. In David, ch’era il re di picche si riconosce facilmente Carlo VII. perseguitato da suo padre come David da Saulle. I quattro valletti Ogier, Lancelot, Lahire ed Ettore, sono personaggi storici: i due primi, eroi o prodi del tempo di Carlomagno, ed Ettore di Galande e Lahire due capitani distintissimi sotto Carlo VII. Il titolo di valletto era un grado che conduceva a quello di cavaliere. I quattro valletti rappresentano la nobiltà. Tutte le altre carte dal Dieci in poi indicavano i soldati, ed anche i colori erano emblemi militari. Per cuore, si deve intendere valore, picche e quadri, le armi; fiori, i foraggi, che si devono sempre avere in vista quando una truppa si accampa. Si pretende pure che l’asso fosse il simbolo delle finanze, le quali sono il nerbo della guerra: difatti era il nome di una moneta presso i Romani, e questi chiamavano pure asso tutto il patrimonio posseduto da un cittadino. [immagine] |
Navigazione |
Parole in ordine alfabetico: giochicchiare, giochicchiata, giochicchiate, giochicchiati, giochicchiato, giochini, giochino « gioco » giocoforza, giocoliera, giocoliere, giocolieri, giocologa, giocologo, gioconda |
Parole di cinque lettere: gilde, gilet, gioca « gioco » giogo, gioia, gioie |
Vocabolario inverso (per trovare le rime): rococò, diadoco, coledoco, diplodoco, soffocò, soffoco, fioco « gioco (ocoig) » rigioco, rigiocò, fuorigioco, videogioco, loco, locò, subloco |
Indice parole che: iniziano con G, con GI, parole che iniziano con GIO, finiscono con O |
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