Arabella di Emilio De Marchi (1888): Nel primo tiretto trovò una sterminata quantità di calze, ripiegate, sciolte, irrigidite dal bucato, rattoppate, da rattoppare. Entrò colle due mani in quel caos di calze, smosse, palpò, ghermì quella che dette un tintinnio, la rovesciò sul marmo del mobile... Con un rumorio squillante di gioia cento o centocinquanta vecchie doppie di Genova, d'un bell'oro giallo, uscirono dal pedule e si schierarono in fila, irritando Tognino, che cercava la carta, che, stizzito, votò tutto quel giallo nel tiretto, chiuse respirando forte a denti stretti: aprì l'altro tiretto... Che gl'importava delle doppie e dei marenghi? per lui era più una questione di puntiglio.
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Tutt'e tre stesero la mano verso colui che usciva con passo franco, e con l'aspetto rianimato: nessuno parlò; che poteva dir di più una preghiera? “ La c'è la Provvidenza! ” disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di que' pochi soldi; li mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada.
Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1958): Giunto in un locale del Municipio dove era il luogo di votazione fu sorpreso vedendo come tutti i membri del seggio si alzarono quando la sua statura riempi intera l'altezza della porta; vennero messi da parte alcuni contadini arrivati prima e che volevano votare e così, senza dover aspettare, Don Fabrizio consegnò il proprio “sì” nelle patriottiche mani del sindaco Sedàra. Padre Pirrone invece non votò affatto perché era stato attento a non farsi iscrivere come residente nel paese. Don ‘Nofrio, lui, obbedendo agli ordini del Principe, manifestò la propria monosillabica opinione sulla complicata quistione italiana, capolavoro di concisione che venne compiuto con la medesima buona grazia con la quale un bambino beve l'olio di ricino. |