Il deserto dei tartari di Dino Buzzati (1940): Di colpo Drogo si svuotò di ogni invidia poiché capì ciò che stava accadendo. Vedeva Angustina, ritto al davanzale della finestra, e i suoi occhi fissare la portantina. Sì, erano venuti da lui i messaggeri delle fate quella notte, ma per quale ambasciata! A un lungo viaggio dunque doveva servire la portantina, e non sarebbe ritornata prima dell'alba e neppure la notte successiva né la terza notte, né mai. I saloni del palazzo avrebbero aspettato invano il padroncino, due mani di donna avrebbero cautamente richiuso la finestra lasciata aperta dal fuggitivo e anche tutte le altre sarebbero state sprangate, a covare nel buio il pianto e la desolazione.
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): «Che hai?» le chiese Viola. «Devo vomitare» pigolò lei. «Che schifo, vai in bagno» le gridò la padrona di casa. Ma era già troppo tardi. Con un sussulto Giada si svuotò lo stomaco sul pavimento, di una roba rossiccia e alcolica, che assomigliava a un frullato del dolce di Soledad. Le altre si tirarono indietro, inorridite, mentre Alice cercò di tenerla su prendendola per i fianchi.
Seta di Alessandro Baricco (1996): – Qui non c'è niente per voi. C'è solo guerra. E non è la vostra guerra. Andatevene. - Hervé Joncour tirò fuori una piccola borsa di pelle, la aprì e la svuotò per terra. Scaglie d'oro. – La guerra è un gioco caro. Voi avete bisogno di me. Io ho bisogno di voi. - Hara Kei non guardò neppure l'oro sparso per terra. Si voltò e se ne andò. |