Malombra di Antonio Fogazzaro (1881): Egli vegliò a lungo nella sua cameretta al quarto piano, che guardava in un cortile quadrato, stretto e profondo. Tenne la finestra aperta. Fuori della finestra sul ballatoio c'eran de' vasi fioriti di violacciocche, che mandavano odore nella stanza. Dal suo tavolo Silla vedeva sopra la opposta muraglia bianca, tra gli abbaini e i fumaioli del tetto, una lista di cielo e qualche stella pallida nella luce lunare. Egli trasse il manoscritto di un racconto incominciato durante l'inverno con questo titolo — Nemesi — ne rilesse alcune pagine e non gli piacquero. Depose il manoscritto, pensò a Edith.
Silvia di Matilde Serao (1919): Uno zio morì, vi fu un funerale; Silvia serbò la sua calma e tolse per sei mesi i goletti bianchi e gli orecchini di oro: una cugina si maritò; Silvia ebbe un abito di seta rosa che mise una sola volta e che le stava molto male. Il padre ebbe il tifo, fu in pericolo di vita; la figliuola lo vegliò per dieci notti, gli prestò le cure più minute, senza segno di fatica; ma la premura dolce ed amorosa che consola l'ammalato, il sorriso di affetto, gli occhi umidi e commossi, l'ansia del core che si dipinge sul viso, mancavano in lei. Ai ventun anno soltanto, le venne dato il conto della sua dote. Poi nulla più di nuovo avvenne.
Gli Uomini Rossi di Antonio Beltramelli (1904): Vi fu chi, passando innanzi al Caffè della bandiera, volse occhiate di scherno alle persone ivi accolte; ma rapidamente chè Pietro Ramelli, ritto su la porta, vegliò con gli occhi torvi, nero come la più nera tempesta. E sapevano i repubblicani che l'uomo grave d'anni, ma forte ancora in tutta la sua vigorìa, non avrebbe temuto, ne l'impulso de l'ira, di cimentarsi con tutta una folla. Era il Ramelli come un ariete bronzeo, cieco ne l'impeto e di straordinaria violenza. |