Col fuoco non si scherza di Emilio De Marchi (1900): Il canotto con una giratina magistrale imboccò l'arco oscuro della darsena e andò ad arrestarsi ai piedi della scala che mena al giardino. Ma il luogo era così buio che lo sbarcare non fu cosa facile. Ezio saltò a terra per il primo, tirò il legno a riva, lo legò, a tastoni, colla catena, bestemmiando contro quell'animale di Moschino che non era venuto incontro colla lanterna. Accese un zolfanello per rompere l'oscurità e alla fiamma che rischiarò l'antro vide il ragazzetto seduto sulla scala, addormentato, colla lanterna morta tra le gambe.
La madre di Grazia Deledda (1920): Il vento la investì con violenza, gonfiandole il fazzoletto e le vesti; pareva volesse costringerla a rientrare: ella si legò forte il fazzoletto sotto il mento, e procedè a testa bassa come per dar dì cozzo all'ostacolo: così rasentò la facciata della parrocchia, il muro dell'orto e la facciata della chiesa: arrivata all'angolo di questa, si fermò. Paulo aveva svoltato di là e attraversava quasi di volo, come un grande uccello nero, con le falde del mantello svolazzanti, il prato che si stendeva davanti ad una casa antica addossata quasi al ciglione che chiudeva l'orizzonte sopra il villaggio.
Due Fratelli di Cesare Cantù (1878): Nelle sue corse legò conoscenza co' figliuoli del suo antico padrone, bravi signori che non gettavano il tempo a far nulla, ma lo occupavano da mattina a sera nella caccia, e che a Peppo posero un bene da non dire, perch'egli era, non si può dire altrimenti, una buona pastaccia, stava a tutto, e faceva tiri da stordire l'aria. Cominciarono a rimpanucciarlo, e il facevano desinar col fattore: andavano in città? vi doveva essere anche lui; e così ringarzullito e sgragiante, trionfalmente egli esercitava la sua gioventù, e prendeva usata con signori da molto più di lui. |
- Il 3 dicembre 2013, il quotidiano La Repubblica, in un articolo sull'asta andata deserta per il silos granario Hennebique di Genova, il colosso di calata Santa Limbania, nel cuore del porto vecchio, scrive: "All'epoca era il più grande manufatto in cemento armato mai realizzato in Italia, firmato appunto con la tecnica elaborata da monsieur Hennebique, imprenditore francese che legò la sua tecnica a una delle più grandi scoperte nel campo delle costruzioni".
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