Il crimine di Ada Negri (1917): Fatica e virtù ch'ella esigeva nei figli e nelle mogli dei figli; senza indulgenza per sé, senza indulgenza per gli altri. Seguì coi piccoli occhi freddi l'uscir della nuora, stringendo le labbra e tentennando il capo, per sospetto, o per inquietudine, o, semplicemente, per tremilo senile: poi si rimise a mondar legumi, biascicando preghiere.
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Erano risaliti in macchina, sollevando polvere per la stradina in pendenza. Nella via centrale di Corleone era deserto intorno a un venditore che sonnecchiava sul marciapiedi dietro la sua cesta di legumi. Qualcuno aveva spiato un attimo dalla bocca nera d'un caffè. Il ragazzetto s'era poi fermato, additando.
Il nostro padrone di Grazia Deledda (1920): Finalmente attraversò il Corso, risalì un viottolo e si fermò davanti ad un piccolo cancello fatto di rami, al di là del quale stendevasi un orto coltivato a legumi e circondato da un muricciuolo a secco. A sinistra del cancello, in fondo a un piccolo viale sorgeva una casetta a un sol piano, con una scaletta esterna, e quasi di fronte, ma al di là del muricciuolo, una palazzina in costruzione biancheggiava entro la sua gabbia di scale e di impalcature. Le altre abitazioni sparse qua e là fra gli orticelli non erano dissimili dalla casupola del Moro. |