Malombra di Antonio Fogazzaro (1881): Non si muove un atomo d'aria. Sui fianchi ombrosi delle montagne ogni fil d'erba, ogni fogliolina recente ascolta immobile la dolce musica lontana che parla d'amore; sui pioppi dei prati ascoltano gli usignoli; al chiarore delle fiaccole e delle lanterne salgono a fior d'acqua grossi pesci attoniti; e il lago, zitto come olio, palpita lievemente tra la scia delle barche rigata dal raggio azzurrino di Vespero.
Le colpe altrui di Grazia Deledda (1920): Frate Zironi zappava nel suo piccolo orto. Una pioggia violenta aveva nella notte devastato ogni cosa; gli steli delle cipolline spezzati come aghi di vetro ficcavano le punte nella terra fangosa; le foglie colme di acqua delle lattughe divelte parevano barche naufragate; ma tutto scintillava ai raggi caldi del sole e giù nel bosco gli usignoli cantavano con gorgheggi così fluidi che al fraticello pareva bastasse varcare la muriccia per trovarsi in un giardino di rose e di ciliegi fioriti, con tante fontane in mezzo agli asfodeli.
Ferdina di Adolfo Albertazzi (1918): Sopratutto l'inteneriva un sovrapporsi di sensazioni e d'imagini. Mentre si rivedeva andar fanciullo, nel luminoso silenzio, per il giardino e per i prati ch'erano tutto un fiore, e la madre l'accompagnava, ecco riapparirgli l'artigliere morente e riudirlo invocare: “Mamma mia!„; mentre riudiva con la disattenzione e nello stesso tempo con la vigile percezione di ragazzo i gorgheggi delle capinere e degli usignoli, ecco ripercuotersi al suo orecchio il rombo del cannone e rivedere, orrenda, la scena. di sangue e di strazio. |