I Viceré di Federico De Roberto (1894): Non finivano mai. Come un artefice alle prese con la materia inerte da ridurre alla forma prestabilita, il chirurgo tagliava ancora, recideva, raschiava; lasciava uno strumento e ne pigliava un altro, poi riprendeva il primo, calmo, freddo, attentissimo. Ed un incidente prolungò l'attesa, ritardò l'operazione. Una goccia del putrido sangue cadde sulla mano scalfita dell'assistente; perché quell'uomo non fosse avvelenato accesero il termocauterio, il platino rovente fu passato sulla sua mano; s'udì il frizzo della carne bruciata, l'aria divenne mefitica.
Il nome della rosa di Umberto Eco (1980): Entrai in chiesa. Tutti erano già ai loro posti negli stalli, ma l'Abate notò l'assenza di Jorge. Con un gesto ritardò l'inizio dell'ufficio. Chiamò Bencio perché andasse a cercarlo. Bencio non c'era. Qualcuno fece osservare che stava probabilmente disponendo lo scriptorium per la chiusura. L'Abate disse, seccato, che si era stabilito che Bencio non chiudesse nulla perché non conosceva le regole.
L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957): Si vide allora che l'acqua della pentola, bollendo da un pezzo, era per metà evaporata, senza che noialtri due ce ne accorgessimo; e le braci s'erano quasi consunte. Questo fatto ritardò la cena, e, nell'attesa, mio padre incominciò a bere del vino d'Ischia, che era il suo preferito. Egli s'era levato dalla siesta riposato, e di umore ridente, e pareva contento, come a un gioco, di cenare noi tre assieme, nel Castello dei Gerace. Questa sua allegria esaltò tutti: e la serata prese un'aria di grande festa. |