Il deserto dei tartari di Dino Buzzati (1940): Maledetto questo letto, si disse Drogo, eccomi bloccato qui dalla malattia. Non gli passò neppure per la mente che Prosdocimo avesse detto una storia, improvvisamente egli aveva sentito che tutto era vero, si era accorto che persino l'aria era in qualche modo cambiata, perfino la luce del sole. «Prosdocimo» disse con affanno. «Va a chiamarmi Luca, il mio attendente, è inutile che suoni il campanello, deve essere giù in maggiorità ad aspettare che gli diano delle carte, fa presto, ti prego!»
Sino al confine di Grazia Deledda (1910): E accadde una cosa. Molte donne devote, che non avevano mai prima di allora guardato Priamo, s'innamorarono di lui dopo averlo sentito cantare. Michela arrossiva parlando di lui, e un giorno, agli ultimi di febbraio, mentre scendevano la viuzza davanti alla casa del contadino, Gavina e Paska incontrarono Priamo e videro Michela che si ritraeva rapidamente dalla finestra. Gavina provò un senso di gelo: passò oltre, senza invitare Michela ad accompagnarla, e le parve di scendere in un luogo buio e freddo, mentre invece la grandiosa vallata non era mai stata più bella, d'una bellezza pura e mite.
Il ritratto del maestro Albani di Federico De Roberto (1888): Anastasio Natali non seppe più contenersi. — Insomma, o sono imbecillito io, o sei tu che hai l'aria d'uno scemo. - Come un velo d'ombra passò sul viso del maestro Albani. Il pittore alzò gli occhi al lucernario: era una nube che aveva oscurato il sole?… La giornata era sempre tersissima. — Che cos'hai? Ti senti male? - L'Albani si era passata una mano tremante sulla fronte. — Non è niente, è che hai ragione…. Io sono stato un anno pazzo…. |