I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Così detto, chiamò una conversa, (due di queste erano, per una distinzione singolare, assegnate al suo servizio privato) e le ordinò che avvertisse di ciò la badessa, e prendesse poi i concerti opportuni, con la fattoressa e con Agnese. Licenziò questa, accommiatò il guardiano, e ritenne Lucia. Il guardiano accompagnò Agnese alla porta, dandole nuove istruzioni, e se n'andò a scriver la lettera di ragguaglio all'amico Cristoforo.
Il nome della rosa di Umberto Eco (1980): I novizi erano smarriti, con la loro sensibilità di fanciulli ignari avvertivano tuttavia la tensione che stava regnando nel coro, come l'avvertivo io. Passarono alcuni lunghi momenti di silenzio e di imbarazzo. L'Abate ordinò di recitare alcuni salmi, e ne indicò a caso tre, che non erano prescritti dalla regola per il vespro. Tutti si guardarono l'un l'altro, poi presero a pregare a voce bassa. Tornò il maestro dei novizi seguito da Bencio che raggiunse il suo posto a testa china. Jorge non era nello scriptorium e non era nella sua cella. L'Abate ordinò che l'ufficio avesse inizio.
La Storia di Elsa Morante (1974): Sapeva di trovarsi in un paese alleato: e si aspettava, dentro quella cantina accogliente, non certo le cerimonie dovute a un generale, ma senz'altro una familiarità cordiale, e simpatica. Invece, sia l'oste che il garzone lo accolsero con una freddezza svogliata e diffidente e con certe occhiate storte che gli fecero passare la fame subito. E allora, invece di sedersi per mangiare, rimasto in piedi al banco ordinò minacciosamente del vino; e lo ottenne, dopo qualche resistenza dei due, e qualche loro confabulazione privata nel retrobottega. |