Il caso Korolev di Paolo Aresi (2011): Ripresero la marcia. Quel suono ritmico sempre più evidente. Il terreno si trovava in pianura, poi improvvisamente cominciò una discesa, un pendio abbastanza scosceso. Korolev si bloccò, chiuse gli occhi, li riaprì. Stava a poche centinaia di metri di distanza. D'un tratto il Costruttore Capo provò uno strano senso di commozione che gli lacerò la pancia e avvertì lacrime calde sull'orlo delle ciglia. Quanti anni erano passati? Quanti anni dall'ultima volta? Non poteva essere. Non poteva. Eppure era lì. Il costruttore capo fece due respiri profondi. Aprì e chiuse le palpebre, come per esserne certo.
I Robinson Italiani di Emilio Salgari (1897): Pronto come il lampo Albani tese il braccio e con un sol colpo lo decapitò, poi, balzando sopra il corpo che si contorceva rabbiosamente, ricevette fra le braccia il marinaio. Senza perdere un istante, lo adagiò su un cumulo di foglie secche, gli rimboccò i calzoni mettendo a nudo il polpaccio, lacerò un fazzoletto, l'unico che possedeva, e legò strettamente la gamba. Ciò fatto, senza pensare che poteva avvelenarsi, applicò le labbra alla ferita, nel luogo ove si scorgevano due leggieri puntini sanguinosi e aspirò fortemente, sputando a più riprese.
Il denaro di Ada Negri (1917): E la fanciulla si sentì presa per la vita, stretta alla cintura da ferree braccia: con l'odore ferino del maschio nelle narici, con quell'alito di fuoco sulla bocca, con quella carne madida incollata alla carne. La sua chiusa ed aspra verginità si armò d'un balzo di mille punte, trovò in se stessa la più artigliata difesa. Graffiò, morse, lacerò, si strappò da quelle tanaglie, balzò, gatta elastica e minacciosa, contro la parete. I suoi occhi fosforescenti, tutti pupilla, mettevan paura. La voce le usciva quasi afona dalla strozza, rotta dall'ansimo. |