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Significato su Dizionari ed Enciclopedie online |
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Informazioni di base |
La parola vaghezza è formata da otto lettere, tre vocali e cinque consonanti. In particolare risulta avere una consonante doppia: zz. Divisione in sillabe: va-ghéz-za. È un trisillabo piano (accento sulla penultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche la pagina frasi con vaghezza per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Si sollevò un poco su i guanciali, accese una sigaretta, e si mise a seguire il corso dei pensieri, con una specie di voluttà. Un benessere insolito gli occupava le membra, e lo spirito era in una felice disposizione. Egli mesceva le sue fantasie alle onde del fumo, in quella luce temperata ove i colori e le forme prendevano una vaghezza più blanda. La bella morte di Federico De Roberto (1917): Come rispondergli? Roccaforte non conosceva quella donna se non dalle stesse confessioni dello spasimante. Sapeva, per averla vista a bordo, durante una festa, che era molto desiderabile: alta, di forme ben modellate, bella nel viso, non della semplice e spesso fredda bellezza che è data dalla perfezione delle linee, ma di quella che consiste nella loro capricciosa vaghezza, nella profondità della loro espressione. L'amica geniale di Elena Ferrante (2011): Ebbi a quel punto la conferma che Lila doveva avermi taciuto non pochi passaggi. Quel tono allusivo testimoniava che erano in confidenza, che avevano parlato altre volte tra loro e non per gioco ma con serietà. Cosa mi ero persa nel periodo di Ischia? Mi girai a guardarla, tardava a replicare, pensai che la risposta di Stefano l'avesse innervosita per la sua vaghezza. La vidi inondata di sole, gli occhi socchiusi, la camicetta gonfia di seno e di vento. |
Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per vaghezza |
Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si può ottenere: vaghezze. |
Scarti |
Scarti di lettere con resto non consecutivo: vaga, aghà, azza. |
Parole contenute in "vaghezza" |
vaghe. Contenute all'inverso: azze. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "vaghezza" si può ottenere dalle seguenti coppie: vagherà/razza, vagherò/rozza. |
Usando "vaghezza" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: larva * = larghezza. |
Lucchetti Alterni |
Usando "vaghezza" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: larghezza * = larva; * razza = vagherà; * rozza = vagherò. |
Quiz - indovina la soluzione |
Definizioni da Cruciverba: Vaghi rumori di voci, Il vagire degli agnellini, I... sogni vagheggiati, Vagheggiare cose impossibili, Vagare qua e là. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Bellezza, Leggiadria, Vaghezza, Grazia, Venustà - Anche qui parla il Grassi; il suo articolo è lungo, e non in tutto adattato al disegno nostro; ma è così bello e così vero che non posso lasciarlo.
«La Bellezza non è altro che una ordinata concordia e quasi un'armonia occultamente risultante dalla composizione, unione e connessione di più membri diversi, e diversamente da sè e in sè, e secondo la loro propria qualità e bisogno, ben proporzionati e in certo modo belli, i quali, prima che alla conformazione d'un corpo si uniscano, sono tra loro differenti e discrepanti (1). «La Leggiadria (stando sempre all'uomo, anzi più particolarmente alla donna), vien definita dallo stesso Firenzuola in questi termini: «La Leggiadria non è altro che una osservanza di una tacita legge data e promulgata dalla natura nel muovere, portare, adoperare così tutta la persona insieme, come le membra particolari, con grazia, con modestia, con gentilezza, con misura, con garbo; in guisa che nessun movimento, nessun'azione sia senza regola, senza misura o senza disegno.» «Quindi è che la Leggiadria dà l'attrattiva alla Bellezza, la quale per sè non ne ha abbastanza (2) «La grazia, prosegue il Firenzuola, non è altro che uno splendore, il quale si eccita per occulta via da una certa particolar unione di alcuni membri, che noi non sappiamo dire: ei son questi, e' son quelli insieme con ogni consumata bellezza, ovvero perfezione, accozzati e ristretti, e accomodati insieme: il quale splendore si getta agli occhi nostri con tanta lor diligenza, con tanto soddisfacimento del cuore e contento della mente, che subito è lor forza volgere il nostro desio a quei dolci raggi tacitamente .... E chiamasi grazia, perciocchè ella fa grata e cara la persona, in cui risplende questo raggio, questa occulta proporzione si diffonde.» «Vaghezza è da Vago, e questo nome, secondo il Firenzuola, significa tre cose: la prima, Movimento da luogo a luogo, come ben mostra il Petrarca: Riduci i pensier vaghi a miglior loco. «La seconda, Desiderio; come è appresso il medesimo: Io son sì vago di mirar costei. «La terza, Bello. Il Petrarca pure: Gli atti vaghi e gli angelici costumi. Dal primo significato, cioè Movimento, ne è tratto Vagabondo; e da Vagabondo, che è quel medesimo che Vago, ne è tratto il secondo, cioè desideroso; perciocchè una cosa che è in moto e va vagando or quinci or quindi, par che accenda di sè maggior desiderio in altrui, che una che stia ferma e la quale noi possiam vedere a posta nostra. E con ciò sia che paja necessario, che tutte quelle cose noi desideriamo, noi le amiamo; e non si potendo amar cosa, che non sia, o non ci paja, bella, però ha ottenuto l'uso del comune parlare, che Vago significa Bello, e Vaghezza, Bellezza; ma in questo modo particolare nondimeno, che Vaghezza significhi quella Bellezza, che ha in sè tutte quelle parti per le quali chiunque la mira, forza gli è che ne divenga vago, cioè desideroso, e divenutone desideroso, per cercarla e per fruirla, stia sempre in moto col cuore, in viaggio co' pensieri e colla mente, divien vagabondo. «E' dunque Vaghezza una beltà attrattiva, inducente di sè desiderio di contemplarla e di fruirla. «Tanto importa la dignità nell'uomo, quanto la Venustà nelle donne. Perciocchè la dignità nell'uomo non è altro che un aspetto pieno di riverenza e di ammirazione; la Venustà adunque nella donna sarà uno aspetto nobile, casto, virtuoso, riverendo, ammirando e in ogni suo movimento pieno d'una modesta grandezza. «Di fatto, per quanto vaga, leggiadra e bella possa essere una donna scostumata, essa non può più aver vanto di venustà, che sta propriamente nella femminil dignità, che è la modestia, e procede da quella Venere celeste che gli antichi dissero madre di tutte le virtù. «Alcuni di questi nomi si adoperano pure nelle cose delle belle arti, ed hanno in questo caso diversa, ma non opposta definizione: e Bellezza chiamasi comunemente dagli artisti la giusta e squisita proporzione delle parti e dei colori. «La Grazia, dicono i pittori e gli scultori, sta nella movenza, ed è quella piacevolezza di movimento, la quale accresce la bellezza, ed alle volte è più gradita. Si considera nel soave moto di tutto il viso, ed anche negli occhi e nella bocca, nel favellare e nel ridere, nel moto delle mani e d'altre membra, e finalmente nella persona tutta, che soavemente atteggi senza stiracchiamento o affettazione. «Leggiadria è un certo portamento della persona rappresentata in pittura così leggiero ed agile, ch'e' pare che ella si muova, e quasi non abbia peso, ma leggerissimamente si sostenti: è proprio della gioventù. «Bellezza è generico, e si dice di ogni cosa che abbia concordia e buona proporzione di parti. «Leggiadrìa, grazia, e vaghezza possono stare senza la bellezza, ma non la venustà, che è sua compagna. «La leggiadrìa risplende particolarmente nel movimento, la grazia negli atti, la venustà nel contegno. «La vaghezza è piuttosto fuori della persona, è qualità estrinseca, la quale è piuttosto nel desiderio eccitato in altri. «Lasciando de' loro inimitabili pregi, troverai la leggiadria e la vaghezza nell'Ariosto; nel Tasso la grazia e la venustà; la bellezza in tutti e due. «Vaghezza di colori usa il Vasari, e Vago chiamano i pittori un quadro, il merito principale del quale sia nel colorito che alletta i più. «La Leggiadria e la Grazia, parlando d'atti e di movimenti, pare che differiscano particolarmente in questo, che la Leggiadria è più vivace, la Grazia più riposata. La Grazia sfugge ogni sforzo, ogni affettazione; la Leggiadria rende talvolta amabili l'uno e l'altro.» (1) «Comecchè malagevolmente esprimere appunto si possa, che cosa bellezza sia, nondimeno .... voglio che sappi, che dove ha convenevole misura fra le parti verso di sè, e fra le parti e 'l tutto, quivi è la bellezza; e quella cosa veramente bella si può chiamare, in cui la detta misura si trova .... vuole essere la bellezza uno quanto si può il più.» (Casa, Galateo, cap. 26). - «La bellezza non è altro che una grazia, che di proporzione e di convenienza nasce e d'armonia nelle cose; la quale, quanto più è perfetta nei suoi soggetti, tanto più amabili essere ce gli fa e più vaghi; ed è accidente negli uomini non meno dell'animo che del corpo.» (Bembo, Asolani, libro 3). (2) «Non è altro leggiadrìa, che una cotale quasi luce che risplende dalla convenevolezza delle cose, che sono ben composte e ben divisate l'una coll'altra e tutte insieme: senza la qual misura .... la bellezza non è piacevole.» (Galateo, cap. 28). [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Vaghezza, Bellezza, Belluria - La vaghezza è, come già si disse nell'articolo precedente, una bellezza relativa e indeterminata che piace o può piacere pe' suoi capricci e contrasti: la vaghezza di un luogo, la vaghezza de' colori, la vaghezza de' suoni, e perfino dei sentimenti, è una bellezza irregolare, ma pur piccante, nuova, ardita che piace perchè appunto così fatta: non è la bellezza assoluta, artistica, che è regolare, finita e quasi severa. Vaghezza vuole significare eziandio un desiderio capriccioso e mutabile: mi prende vaghezza di vedere il mondo; mi sento vaghezza di udire, di imparare la musica: desiderii o presto appagati o vani. Belluria è un quasi dispregiativo di bellezza; è una bellezza di apparato, tutta esterna, di ostentazione; perchè non fondata sul vero, presto cade e deperisce: così la belluria di uno stil ampolloso, di un parlare anfibologico che a prima vista abbaglia o illude, ma non resiste allo sguardo, non dirò della critica, ma neppure della curiosità. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Vaghezza - S. f. Desiderio, Voglia, non veemente, ma vivace.
Bocc. Nov. 5. g. 9. (C) Il cominciò a guatare, più perchè Calandrino le pareva un nuovo uomo, che per altra vaghezza. E ivi: Ella dêe ben sicuramente esser cattiva cosa, ad aver vaghezza di così bella gioja come tu se'. Dant. Inf. 29. E quei che avea vaghezza e senno poco, Volle ch'i' gli mostrassi l'arte. Petr. Son. 1. part. III. Qual vaghezza di lauro, qual di mirto? Vinc. Mart. Rim. 25. E per troppa vaghezza Cerco agli omeri miei soverchio pondo. [Camp.] Boez. lib. 3. Nè si ricorda più della sua fame, Ed è di sete sua vaghezza vuota. [G.M.] Morg. 19. 9. Era tornato il tempo fresco e bello Di primavera; ogni prato fioriva: Come fanciulla n'andavo soletta, Per gran vaghezza d'una grillandetta. Tass. Ger. 12. 33. Da quella vita errante e peregrina Nella patria ridurmi ebbi vaghezza; E tra gli antichi amici in caro loco Viver, temprando il verno al proprio fuoco. Adrian. Stor. Pareva che fossero entrati in quei trattati, più per addormentare con essi Cesare, che per vaghezza che di pace o altra concordia avessero avuto. Segner. Incred. part. I. 2. 2. 3. La vaghezza di vivere, come fan le bestie, a capriccio. E Mann. Lugl. 31. Vaghezza di gloria umana. Alf. Trag. Orest. Desío di gloria e natural vaghezza Tragge a quei lidi il giovanetto. T. Vaghezza di parlare. – Gli venne vaghezza di rivedere la casa paterna. 2. Per Diletto. M. V. 7. 71. (C) Il giovane, prendendo vaghezza di vedere pescare, follemente si mise in una barca. 3. Qualità astratta di ciò che è vago, cioè grazioso, bello. T. Vaghezza è bellezza attrattiva. Può esserci vaghezza senza tutte le condizioni della bellezza. – La bellezza è più intrinseca alla cosa; la vagnezza riguarda il desiderio eccitato. [G.M.] La vaghezza è più relativa. Onde si dice d'una donna: La non è bella; ma ha un non so che di vago che mi piace. Bocc. Nov. 9. g. 5. (C) Nè acciò solamente che conosciate quanto la vostra vaghezza possa ne' cuor gentili, ma perchè apprendiate… Boez. G. S. 82. Venite qua, o tutte genti prese Dalla vaghezza del mondo fallace, Che tien le menti alle vil cose accese. Fir. Dial. bell. donn. 384. È adunque vaghezza una beltà attrattiva; inducente di sè desiderio di contemplarla e di fruirla. 4. Senso lett. [P.Occell.] Ben. Buommatt. (Raccolt. Pros. Poes. Torin. 1766. v. 1. p. 299.) Il terminar una parola ora in un modo ora in un altro (non già per capriccio, ma con ragione e a tempo) sì viene a levar quella sazietà che nasce sempre dalla tropp'abbondanza, e a generar la vaghezza che nella varietà sempre regna. 5. Vaghezza, vale anche Cosa vaga; e si usa ordinariamente nel numero plur. Benv. Cell. Oref. 47. (M.) Dando alla detta medaglia poi la fine con un ornamentino d'oro pieno di fronde, di fiori, di frutti, ed altre vaghezze, dentro al quale la legai. Tass. Ger. 18. 20. L'un margo e l'altro del bel fiume, adorno Di vaghezze e di fiori, olezza e ride. T. Galil. Nunz. Sider.2. 86. Tutti gli ornamenti e vaghezze particolari, che sì mirabilmente abbelliscono la terra, resteríano di lassù invisibili ed inimmaginabili. = March. Lucr. 3. 198. (M.) Quali allor che degli anni in sè rivolti Tornano i tempi, e ne rimenan seco Varie e liete vaghezze, e lieti parti. 6. (Mus.) [Ross.] Uno dei nomi che il Martini dice gli antichi aver dato a ciò che noi ora chiamiamo Abbellimento del canto. Martin. St. 1. Diss. 3. 372. Varii nomi sortirono gli ornamenti nel canto figurato, espressi da taluno coi termini di diminuire, cantar di gargante, di gorga o gorgia, accentuare, fiorizzare; da altri chiamasi glosse, punti, clausole, vaghezze, groppetti, fioretti. |
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Parole in ordine alfabetico: vagherei, vagheremmo, vagheremo, vaghereste, vagheresti, vagherete, vagherò « vaghezza » vaghezze, vaghi, vaghiamo, vaghiate, vaghino, vagì, vagiamo |
Parole di otto lettere: vagheggi, vagherai, vagherei « vaghezza » vaghezze, vaghiamo, vaghiate |
Vocabolario inverso (per trovare le rime): bianchezza, franchezza, stanchezza, fiochezza, pochezza, freschezza, bruschezza « vaghezza (azzehgav) » lunghezza, larghezza, gaiezza, dubbiezza, gonfiezza, vecchiezza, sottigliezza |
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