La fuga in Egitto di Grazia Deledda (1926): Infatti Ornella non si diresse al portico, ma svoltò lungo la facciata laterale, e quando fu dietro la villa spinse una piccola porta nel cui vano apparve lo sfondo di una cucina. Un fitto pergolato di fichi e viti che si appoggiava ai muri della casa ne oscurava tutto il piano terreno: ombra nella cucina dove la serva senza tante scuse introdusse l'ospite; ombra nella stanza che vi si vedeva attigua: onde egli provò una nuova delusione per questa accoglienza umile e fredda della villa appariscente solo di fuori come una bella donna ritinta e sorridente ma senza cuore.
La Storia di Elsa Morante (1974): «Ciao, Vavideee!», gli gridava Useppe contemporaneamente, agitandosi in allegria con le mani e coi piedi. E lui, nel girarsi a fare un cenno di saluto, vide il bambino che tirava a sé il bestione per il collare, come trattenesse un cavalluccio per la briglia; e il cane che ogni istante, fra le sue turbolenze, si voltava a leccarlo sulle guance e sul naso, e il bambino che saltando gli abbracciava il testone bianco. Era chiaro che fra i due c'era un accordo perfetto e meraviglioso. Davide svoltò all'angolo di Via Bodoni.
Nelle nebbie del tempo di Lanfranco Fabriani (2005): Mariani obbedì meccanicamente. Non aveva neppure finito di chiudere lo sportello che l'auto partì sgommando, sbattendolo contro il sedile. Brancolò alla ricerca della cintura di sicurezza prima che la guida di Marina lo facesse uscire da un finestrino. — Maledizione, che diavolo fai! — urlò quando l'auto svoltò a un incrocio quasi su due ruote. Poi, sporgendosi verso il cruscotto, vide la lancetta del tachimetro oltrepassare i centoventi. — Sei pazza? Siamo in città! |