Le Aquile della steppa di Emilio Salgari (1907): Il nipote del beg, che doveva essere impaziente di trovarsi solo coll'usbeko, quando si fu ben assicurato che suo cugino e Tabriz dormivano profondamente, uscì silenziosamente dalla capanna e strisciò verso il primo gruppo di cavalli, dove si scorgeva vagamente, coricata fra le erbe, una forma umana.
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Dopo qualche altra botta e risposta, né più né meno concludenti, Renzo strisciò una bella riverenza, se ne tornò alla sua compagnia, fece la sua relazione, e finì con dire: “son venuto via, che n'ero pieno, e per non risicar di perdere la pazienza, e di levargli il rispetto. In certi momenti, pareva proprio quello dell'altra volta; proprio quella mutria, quelle ragioni: son sicuro che, se la durava ancora un poco, mi tornava in campo con qualche parola in latino. Vedo che vuol essere un'altra lungagnata: è meglio fare addirittura come dice lui, andare a maritarsi dove andiamo a stare.”
L'edera di Grazia Deledda (1920): Poi una figura uscì dalla camera del vecchio, strisciò lungo la parete, sedette accanto al focolare. Annesa non poteva volgersi, ma sentiva il fantasma al suo fianco: sul principio le parve fosse il cieco, ma d'un tratto ella si senti sfiorare la mano da una mano dura e calda che le sembrò quella di Gantine. La mano salì fino al viso di lei, glielo carezzò; le prese il mento, le strinse la gola... Davanti a lei balzò una figura gialla, con due occhi ardenti e una lunga barba grigia fra i cui peli umidi s'apriva una bocca nera e contorta. Era zio Zua. Egli la strangolava. |