Leila di Antonio Fogazzaro (1910): Fermo all'uscita della stazione di Porto Ceresio, pallido, palpitante, Massimo aspettava di vedere fra i passeggeri del treno di Milano, giunto in ritardo, le facce conosciute di don Aurelio e degli amici di Roma che gli avevano annunciato il loro arrivo insieme alla salma. Nessuno. Alla prima impressione, quasi di sollievo, sottentrò un dispettoso rammarico di non essere stato avvertito del ritardo, di avere lasciato Lelia e donna Fedele così presto, senza necessità. Parlò col capostazione. Non sapeva niente; promise di telegrafare a Milano per avere notizie della funebre spedizione. Massimo andò ad aspettarle al caffè della stazione, sulla spianata, cinta d'una ringhiera, che fronteggia il lago.
I Viceré di Federico De Roberto (1894): Entrava in quel punto, protetto contro la folla dal servitore, il vecchio don Alessandro Tagliavia: nonostante l'età, reggeva ancora diritta l'alta persona e dominava la folla con la bella testa bianca e rosea, dagli occhi chiari com'acqua marina e dai baffi bionditi dal tabacco. Non potendo avanzare, guardava da lontano il catafalco, il palco della musica, le tabelle degli epitaffi; e intanto, nel silenzio fattosi come per incanto, l'orchestra intonava il preludio: un lungo gemito, suoni rotti in cadenza come da brevi singulti si diffondevano per la chiesa, e le piangenti riprendevano a lacrimare, mentre i monaci, dinanzi all'altare, cominciavano le genuflessioni. Molti capi si chinarono, al sordo vocìo sottentrò un raccoglimento profondo.
Col fuoco non si scherza di Emilio De Marchi (1900): Quando all'orgasmo e ai giallori della bile sottentrò il giudizio e la visione delle cose, il barone aprì la bocca e col tono di chi invita un camerata a una partita a domino, disse al suo vicino: |