Elias Portolu di Grazia Deledda (1928): — Perdonatemi, Signore, perdonatemi per la vita eterna, giacché in questa non sono degno di perdono. Io non riposerò mai; sono dannato a soffrire, ma ogni castigo è piccolo per il fallo che ho commesso. Sì, sì, fatemi pure soffrire come merito, ma datemi la forza di compiere i miei doveri, toglietemi dal cuore ogni vana passione. Dal canto mio prometto che farò di tutto per vincermi: viva o no il bambino andrò a vederlo il meno possibile. È forse mio? No. Io non devo aver nulla su questa terra; né figli, né parenti, né beni, né passioni. Devo esser solo; solo davanti a voi, Dio mio, Signore grande e misericordioso.
Il mistero del poeta di Antonio Fogazzaro (1888): Mi feci questa domanda e giudicai di slancio contro il mondo e la prudenza umana. Sia, mi dissi; soffriranno coloro che verranno da noi e noi soffriremo in essi; ma se adesso che non sono ancora, potessero scegliere, come non accetterebbero una vita terrena tribolata e breve, pure di uscir dal niente, pur d'intendere, pur di amare, pur di salire a una forma superiore ed eterna, dove queste miserie della polvere non seguono l'uomo? Nessuno dovrebbe sposarla. Almeno dicessero: nessuno dovrebbe amarla! E allora perché è lei più dolce che non possa essere acerba qualunque pena, perché ha un cuore fatto di passione, perché sento io che sono in lei, solo per lei è la gloria e la potenza della mia vita, è la pace in cui sempre mi riposerò di qualunque dolore?
Il podere di Federigo Tozzi (1921): — Mi butterò sul letto, così mi riposerò; sono tanto stanca e con le gambe stroncate! |