Parole Collegate |
Associate (la prima parola che viene a mente, su 100 persone) |
pregiudizio (37%), personale (5%), onore (4%), fierezza (4%), carattere (3%), dignità (3%), orgoglioso (3%), superbia (3%), ferito (3%), esagerato (2%), nazionale (2%), forza (2%), presunzione (2%), vanto (2%), smisurato (2%). Vedi anche: Parole associate a orgoglio. |
Utili Link |
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Liste a cui appartiene |
Lista Sentimenti [Odio, Onore « * » Pentimento, Perdono] |
Informazioni di base |
La parola orgoglio è formata da otto lettere, quattro vocali e quattro consonanti. Lettera maggiormente presente: o (tre). Divisione in sillabe: or-gó-glio. È un trisillabo piano (accento sulla penultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche le pagine frasi con orgoglio e canzoni con orgoglio per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Epilogo di Federico De Roberto (1888): Non temeva egli che alle parole della donna, alla evocazione di un passato che formava l'orgoglio della sua vita, il fuoco divampasse nuovamente, come al soffio vivificatore dell'ossigeno?… Egli non era più giovane, gli anni erano passati anche per lei; ma, non avendola più incontrata, egli non sapeva imaginarla altrimenti che quale l'aveva lasciata. L'isola del giorno prima di Umberto Eco (1994): È proprio vero che gli dèi accecano coloro che vogliono perdere. Ferrante riteneva di suscitare interesse mostrando come egli conoscesse i più riservati segreti del defunto Cardinale, e aveva trasceso, per orgoglio di sicofante che si voleva mostrar sempre meglio informato del proprio padrone. Ma nessuno aveva ancora detto a Mazarino (e sarebbe stato difficile dimostrarglielo) che tra Ferrante e Richelieu erano intercorsi dei rapporti. Mazarino si trovava di fronte qualcuno, fosse esso Roberto o altri, che non solo sapeva quello che egli aveva detto a Roberto, ma anche quello che egli aveva scritto a Richelieu. Da chi aveva saputo? Il perduto amore di Umberto Fracchia (1921): — Calpurnia, dice, il tuo abito è poco casto per la moglie di Cesare! I suoi occhi cadono sul servo, che la segue agitando i ventagli, e pensa: — Tu sei troppo bello per il marito di Calpurnia. E la sua grande felicità, il suo smisurato orgoglio, annegano in questi due pensieri, in due pensieri tanto volgari. Valeva la pena di soggiogare le Gallie? Soltanto bisognava capire prima che la felicità era nelle belle mani di Calpurnia e non ai confini dell'Impero. — Sei straordinario! — esclamai. — Bevo alla tua salute e a quella di Cesare! |
Libri |
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Titoli di Film |
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Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Boria, Orgoglio, Burbanza - Boria è superbia ridicola, gonfia e tronfia, fondata spesso sul vuoto; è vanità goffa e presuntuosa che ostenta sè stessa. - L'Orgoglio è superbia altera che proviene da alto o troppo alto sentire di sè, che ci rende sostenuti e talvolta anche duri verso gli altri. Può in certi casi l'Orgoglio esser sentimento buono e lodevole. - «Nobile orgoglio.» - La Burbanza è superbia insultante e brusca, che si rivela con atti esterni e con parole tendenti più a deprimere e avvilire altrui che a sollevare e glorificare sè stessi. G. F. [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Boria, Alterigia, Alterezza, Superbia, Orgoglio, Burbanza, Ambizione, Vanità, Vanagloria, Arroganza, Presunzione, Albagia, Pretensione - La boria è la manifestazione della superbia, è un rigonfiarsi per cose vane e insulse, e quel voler far trasparire negli atti esterni il merito che si ha, o la gloria che si crede ridondare su noi da vani titoli, da altezza di parentele o di aderenze, e perfino dalla grandezza della nazione a cui s'appartiene: la boria spagnuola era passata in proverbio; ora hanno ad essere più dimessi, avendo perdute le miniere del Perù e quasi ogni altra ricca possessione da cui essa prendeva il maggiore alimento. Burbanza è peggiore di boria poichè racchiude eziandio l'idea di dure parole verso di altri, e di atti insolenti. La superbia è la torbida fonte da cui tutti questi malnati sentimenti derivano: poichè la superbia è nell'intimo del cuore, è la cancrena che ne corrode la carità; e l'uomo anche più povero e in apparenza più umile può essere cordialmente e profondamente superbo. La superbia adunque, se talora pur s'appalesa nell'opere, qualche volta se ne sta nascosta, specialmente quando non può all'altezza del sentimento proprio gli atti esterni adeguare; ed è appunto allora che una certa modestia chiamasi falsa: l'orgoglio invece è superbia smascherata e palese; egli è più odioso della superbia, perchè più manifesto, perchè molte volte più vano ne' suoi motivi, e forse perchè essendo cosa tutta artificiale non ha la scusa che, come passione vera, porta con sè la superbia nell'umana fiacchezza. L'alterigia molto partecipa dell'orgoglio; questo però è più nella riflessione, quella più nel carattere; questo talora per ostentazione d'una falsa virtù propria non bada a piccole offese se gli vengon da persone di molto inferiori e ch'egli conta per nulla al mondo; questa invece di ogni cosa s'adonta, si lagna, s'accende; l'orgoglio è serio e severo, l'alterigia preoccupata, irascibile. L'alterezza fra tutte le fasi e metamorfosi della superbia è la meno dannevole: val quasi un sentir alto di sè e delle cose che ci toccano; e come il sentir bassamente può essere vigliaccheria o conseguenza di profonda depravazione, perciò una certa alterezza nell'uomo è scusabile: può essere una esagerazione di delicati sentimenti, di naturale ritrosia, cui l'uomo fornito di vera carità dovrebbe sorpassare; ma se non è sentimento virtuoso, non può dirsi neppure vizioso a tutto rigore. L'albagia è un principio di boria, un misto di vanità e di presunzione; il suono e il senso della voce alba di cui è composta induce a farmela concepire come una presunzione o vanità giovanile più compatibile che ridicola. L'ambizione è desiderio d'onore o di distinzioni onorifiche: la superbia nell'ambizione sta nascosta molto accuratamente, poichè se v'è chi ambisce onori e glorie mondane, v'è perfino chi ambisce parere umile e santo: l'ambizione sacrifica o dissimula anche l'orgoglio per giungere ai suoi fini; in questo caso può dirsi che non ha di superbo che lo scopo. Una giusta e moderata ambizione, quella che risulta dalla coscienza del vero merito, quella che non ricerca che il dovuto premio a diuturni sforzi, a faticosi studii, non solo è innocente ma è pur commendevole, e sarà uomo dappoco chi non ambisce aver fama di galantuomo e d'uomo onesto. La vanità e una vana illusione che ci facciamo circa il proprio nostro merito, e quel voler trarre vanto da cose da poco o da nulla: vanità delle vanità! come ben la definisce la Scrittura. E' difetto della mente, piuttosto che vizioso affetto del cuore; «proviene da leggerezza e da vacuità» dice Tommaseo; è il pascolo degli sciocchi che amano rigonfiarsi di vento; è lo scoglio delle donne e di quegli uomini che alle donne somigliano, per cui la forma esterna, o per meglio dire la veste è tutto, e nulla credono degno di stima in altri e in sè che la vana apparenza.
«La vanagloria è un po' men fatua della vanità: s'aggira intorno cose un po' più serie, le considera in modo più serio: è una specie d'ambizione, ma desiderosa non d'altro che della stima degli uomini. La vanagloria è men leggera della vanità, ma più innocua della superbia, dell'orgoglio; meno brigante dell'ambizione; meno ardita o audace della presunzione o dell'arroganza; si sfoga d'ordinario in parole». Tommaseo. Il vanaglorioso troppo amante delle lodi degli uomini è capace di mentire alla propria coscienza per ottenerle; questa gloria così mercata è vana, falsa e colpevole. La presunzione deriva in gran parte dalla vanità; chi non conosce bene le proprie forze, chi travede circa i meriti proprii presume più che non può fare: se poi la presunzione è sostenuta con immoderate parole, con provocazioni, con isfrontate accertazioni di capacità, è arroganza: arrogare a sè è quasi voler credere che ci sia dovuta una cosa necessariamente; or l'uomo nulla è più disposto a negare quanto ciò che era già pronto a dare, se ne venga con arroganza richiesto: l'arrogante è adunque il meno scaltro de' superbi, degli orgogliosi, de' presuntuosi, de' vani. La pretensione non sarà biasimevole se non passerà i limiti del dovere e della giustizia: l'uomo può e deve avere la pretensione di essere rispettato; ma se avesse quella che altri lo lodasse, anche meritandolo, sarebbe uno scioccone, e per poco un pazzo. [immagine] |
Orgoglio, Sicumèra - Sicumèra, voce del parlare famigliare in Toscana, è una specie d'orgoglio, o a meglio dire, di pretensione vanagloriosa, che invade più che altri gli spiriti deboli: far delle sicumère, è fare lo smorfioso, l'importante; tenersi con sicumèra, è stare su di un certo tuono ridicolo e sconveniente, che muove più a stomaco che a sdegno. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Orgoglio - S. m. Più che Alterezza e Alterigia, sovente il dimostrarlo, Il troppo presumer di se stesso. Rammenta i Gr. ̔Οργὴ e ̓Αργαλέος. Altri non bene da hirci oculus. S'accosta a Arroganza la forma antiq. Argoglio, ma quella non è rad. di questo, ch'è suono imit. G. V. 1. 2. 1. (C) Per lo suo orgoglio, e forza si credette contrastare a Dio. Gr. S. Gir. 5. Quegli fa grande orgoglio, che si vendica di colui, che male gli fa. Petr. Son. 119. part. I. Ed ha sì egual alle bellezze orgoglio, Che di piacer altrni par che le spiaccia. E canz. 2. 3. part. I. Orgoglio, ed ira il bel passo, ond'io vegno, Non chiuda, e non inchiave. Dant. Par. 6. Esso atterrò l'orgoglio degli Arábi Che di retro ad Annibale passaro L'alpestre rocce. G. V. 12. 66. (M.) Talora, e ben sovente, fa (Iddio) che li meno gente e potenza vincono gli grandi eserciti, per mostrare la sua potenza, ed abbattere la superbia e orgogli, e punire le peccata de' Re.
[Camp.] Cader l'orgoglio, per Raumiliarsi improvvisamente. D. 1. 21. Allor gli fu l'orgoglio sì caduto (l'attivo voltato in passivo), Che si lasciò cascar l'uncino ai piedi. Menare orgoglio, vale Essere orgoglioso. Non com. Red. Son. 16. (M.) Chi è costui che tanto orgoglio mena? V. MENARE, § 57. 2. Montare in orgoglio, vale Inorgoglire, Farsi superbo. G. V. Vit. Maom. 5. (C) Maometto, divenuto di povertà in ricchezza, si montò in grande orgoglio, e superbia. † M. V. 8. 105. Per la vittoria,… sormontati in orgoglio, combatterono il peggio de' borghi. 3. [Camp.] Quel che può dare orgoglio; nel qual senso diciamo anche Vanto. Guid. G. XV. 18. E là si poteano vedere molte nobili ed aspre cavallerie, perocchè tutto l'orgoglio del mondo quivi era assembrato. 4. Fig. Orgoglio per una certa esultazione, o vivacità che hanno gli animali cagionata dal vigore del sangue. Piuttosto Rigoglio. Dant. Purg. 2. (C) Gli colombi adunati alla pastura, Queti, senza mostrar l'usato orgoglio. 5. † Orgoglio, parlandosi di piante, vale Rigoglio. Alam. Colt. 1. 9. (M.) La pecora, o l'agnel che col pio morso Loro (alle biade) affreni talor l'aperto orgoglio. [T.] A Orgoglio è aff. Rigoglio con metatesi sim. a Orliquie per Reliquie. Nella V. di Cola di Rienzo, Rogoglio. In senso sim. T. Bonins. lst. fior. l 1. La città di Pisa era di gran potenza in mare, e per rigoglio e superbia, feciono disfare… Il rigoglio delle forze mater. o altre risica di suscitare l'orgoglio. Delle diff. tra Orgoglio e Superbia e gli altri aff. V. Diz. Sinon. Un Ant., però, lo congiunge a Baldanza. Rime ant. Bacciar. 1. 417. T. Plur., non com. ma evidente, e pur troppo opportuno. D. 2. 28. Ellesponto, 've passò Xerse, Ancora freno a tutti orgogli umani. [Pol.] Sent. Mor. 3. 127. Orgoglio non signoreggia. T. Prov. Tosc. 220. Ad orgoglio non mancò mai cordoglio. D. 1. 16. La gente nuova e i subiti guadagni, Orgoglio e dismisura han generata, Fiorenza, in te, sì che tu già te 'n piagni. [Pol] Chiabr. Serm. 17. Chi difende La vedovetta, e chi non ama orgoglio, Con essi lui t'aggiungi (collégati) T. Ar. Fur. 20. 110. Tutta d'orgoglio e di fastidio piena (sdegnoso disprezzo). Petr. cap. 1. Vôto d'ogni valor, pien d'ogni orgoglio. – Inebriato d'orgoglio. – Fumi dell'orgoglio. – Impeti dell'orgoglio. II. Agg. T. Vano orgoglio, Fatuo; Freddo; Feroce. III. Verbi. T. Sentire orgoglio. – Trarre orgoglio dalla ricchezza. – Indurre orgoglio. – Suscitare l'orgoglio. Ar. Fur. 27. 82. Frenare l'orgoglio. E 19. 18. Crescere in fasto e in orgoglio. [Pol.] Buon. Tes. 1. 12. Egli (Lucifero) montò in orgoglio con gli altri, e caddero. T. Pucc. Centil. 89. 45. Con quattromila uomini a cavallo Abbatterebbe l'orgoglio reale. – Fiaccare l'orgoglio. IV. T. Dai Fr. ci viene il senso d'innocente e quasi bella alterezza che taluni, ma non il pop., dànno a orgoglio; che italianam. al più direbbesi Vanto: e anche Vanto è parola che non assai moralmente confonde i signif. Diranno: Egli è l'orgoglio della patria. – La patria vi guardi con orgoglio. – Scoperte che fanno l'orgoglio della nazione. Quindi l'accompagnano con epit. ambigui. Onesto, Legittimo orgoglio. Al più sarebbe da dire Scusabile Ma quel che in taluni pare orgoglio, può essere, se non modestia, inesperienza e timidità. |
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Parole in ordine alfabetico: orgiastico, orgie, orgogli, orgogliacci, orgogliaccio, orgoglietti, orgoglietto « orgoglio » orgogliosa, orgogliosacce, orgogliosacci, orgogliosaccia, orgogliosaccio, orgogliosamente, orgogliose |
Parole di otto lettere: organoni, organuli, organulo « orgoglio » orgonica, orgonici, orgonico |
Vocabolario inverso (per trovare le rime): trifoglio, latifoglio, cerfoglio, interfoglio, sfogliò, sfoglio, rigoglio « orgoglio (oilgogro) » gorgoglio, gorgogliò, loglio, battiloglio, germoglio, germogliò, spoglio |
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