Naufraghi in porto di Grazia Deledda (1920): Diceva di essersi smarrita, in cerca dell'ovile di Brontu, e che Giovanna, alla quale aveva detto di andare a cogliere erbe mangerecce, doveva aspettarla ansiosamente. Pur troppo, sì, erano costrette a vivere di erbe, tanto la povertà le stringeva: e zia Bachisia veniva per chiedere a Brontu denari in prestito. Sì, Dio sia lodato, in prestito. Se non potevano restituirglieli, lei e Giovanna avrebbero lavorato per conto dei Dejas fino a scontare il debito. Erano più mesi che non pagavano il fitto di casa, della casa loro, e l'avvocato minacciava di sfrattarle.
Il Fiore delle Perle di Emilio Salgari (1901): Solamente a Bunga era stato permesso di occupare un gruppetto di vecchie capanne che si trovavano sulla sponda del lago, su di una palafitta. Con lui si erano uniti i chinesi, ai quali anzi il sultano aveva mandato in dono due porci che aveva scovati nel villaggio, come se fossero cosa sua, ed alcuni canestri contenenti delle radici mangerecce, del pane di sagu e del vino bianco di palma.
Povera Menica! di Cesare Cantù (1878): Venne intanto quell'anno bieco della carestia. Cara Madonna, tenete sempre lontano questo flagello! Se ne abbiamo veduta della miseria! Non castagne quell'anno; non mangime per le bestie; un pugno di melgone valeva un occhio. Giù per li prati, su per le pendici s'andava a cercar erbe e radici, che mai nessuno aveva pensato fossero mangerecce, e così scondite si gustavano, e chi avesse una presa di sale da mettervi, era un lachezzo. Tutta questa gente si calò nelle terre piane ad accattare per Dio: alcuni morirono di pura fame, altri commisero delle cattive azioni, e fu quasi il meno male, perché andarono in prigione, dove almeno il pane non mancava. |