Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Ella cantò ancora un'Arietta di Antonio Salieri. Poi sonò una Toccata di Leonardo Leo, una Gavotta del Rameau e una Giga di Sebastiano Bach. Riviveva meravigliosamente sotto le sue dita la musica del XVIII secolo, così malinconica nelle arie di danza: che paion composte per esser danzate in un pomeriggio languido d'una estate di San Martino, entro un parco abbandonato, tra fontane ammutolite, tra piedestalli senza statue, sopra un tappeto di rose morte, da coppie di amanti prossimi a non amar più.
Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro (1901): Rosina cantò poi le lodi dei Soldini. Clericali ma però brave persone, tanto di buone maniere, tanto nobili. E quel Quaiotto che voleva farli andar via! “Un vilan, madre mia!„ E il Commendatore: “zitto, zitto, zitto!„ E il signor Maironi? Aveva egli raccontato che sua moglie stava molto meglio ma per causa di quella brutta... E il Commendatore da capo: “zitto, zitto, basta, basta!„ Rosina si meravigliò. Che male c'era? “L'è troppo santo, elo„. E quell'altro povero zoppo, con la sua cuoca che gli rubava fin le camicie per regalarle al suo amoroso vecchio!
Cenere di Grazia Deledda (1929): Anania e Bustianeddu, seduti in un angolo, sulle sanse calde, si divertivano nell'udire i discorsi dei grandi: e quando arrivò Efes, come sempre ubriaco, barcollante, vestito d'un vecchio abito da caccia del signor Carboni, Bustianeddu gli andò incontro e gli cantò la canzonetta di zio Pera. |
- Il 3 gennaio 2014, il quotidiano L'Unità, in un articolo sul nuovo romanzo di Andrea Camilleri, "La creatura del desiderio", scrive: "E cita il ricordo di Oskar del primo incontro con Alma: «Dopo cena, mi portò nella stanza accanto, verso il pianoforte, dove cantò e suonò - solo per me, disse - la morte di Isotta»".
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