Frasi e testi di esempio |
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Esempi d'uso |
- Oggi è venuto un membro del comitato dei giochi in strada e mi ha chiesto se volevo fare l'alfiere in una partita a scacchi di persone viventi.
- L'alfiere si muove obliquamente, la torre orizzontalmente.
- Con quella mossa dell'alfiere riuscì a vincere la partita a scacchi.
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Citazioni da opere letterarie |
L'alfier nero di Arrigo Boito (1867): Quel disordine era fatto ad arte per nascondere l'agguato, le pedine fingevano la rotta per ingannare il nemico, i cavalli fingevano lo sgomento, il re fingeva la fuga. Quello squilibrio aveva un perno, quella ribellione aveva un capo, quel vaneggiamento un concetto. L'alfiere che Tom aveva collocato fin dal principio alla terza casa della regina, era quel perno, quel capo, quel concetto. Le torri, le pedine, i cavalli, la regina stessa attorniavano, obbedivano, difendevano quell'alfiere.
L'isola del giorno prima di Umberto Eco (1994): Qua prelati dall'ampia coda cardinalizia e dal becco a forma di lambicco, aprivano ali color dell'erba gonfiando una gola porporina e scoprendo un petto azzurro, salmodiando quasi umani, là molteplici squadre si esibivano in gran torneo tentando assalti alle depresse cupole che circoscrivevano la loro arena, tra lampi tortorini e fendenti rossi e gialli, come orifiamme che un alfiere stesse lanciando e riprendendo al volo.
Malombra di Antonio Fogazzaro (1881): — Sì, il Cristianesimo, lo capisco bene — disse il conte, pigliando in mano un alfiere e guardandolo attentamente. — Non so chi sia la bestia che vuol tenerci così al buio. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Dizionario delle invenzioni, origini e scoperte del 1850 |
Alfiere (al giuoco degli Scacchi) - I Greci chiamavano questi pezzi areiphiles, cioè favoriti di Marte, perché provocavano al combattimento. Presso gli Orientali l'Alfiere era il primo pezzo, ed avea la figura dell'elefante. L'autore del Romanzo della Rosa gli diede in francese il nome di fou, il quale gli è rimasto. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Alfiere - S. m. (Mil.) Grado che si dà in alcune milizie a colui che porta l'insegna ne' reggimenti. [Cam.] (Diez.) Non da Aquilifer per Signifer, che avrebbe dato piuttosto Allifero, ma meglio dallo spagn. Alferez, tolta la zeta finale. Nel latin. medio si trova Alferus, e anche presso scrittori spagnuoli. Altri lo vorrebbe derivato dall'arabo Arfel o Arfil, perchè così chiamasi in quella lingua l'Alfiere nel giuoco degli scacchi. V. § 3. = Tac. Dav. Ann. 1. 18. (C) Cecina mostrò la lettera segretamente agli alfieri. E 2. 54. Avea cominciato a sollevare, e tal (talmente) commosso, che un alfiere della legion sesta gli portò l'insegna. [D'A.] Montecuc. Prima piana d'infanteria: Capitano, tenente, alfiere. Melzo. Il carico di alfiere nelle compagnie di cavalli è di tanta stima, che soglion pretenderlo giovani nobili. = Buon. Fier. 3. 4. 7. (C) Volete voi comprar qualche catena Da far comparsa nobile un alfiere?
2. (Mar.) [Fin.] Alfiere di vascello è il primo grado d'ufficiale nella marina da guerra, e corrisponde a quello di 1° tenente nell'esercito. Quest'ufficiale comanda una guardia su tutte le navi, fuor quelle di linea, sulle quali fa la guardia sotto gli ordini del tenente di vascello.
3. Uno de' principali pezzi dello scacchiere, ed è il terzo che fiancheggia il re e la regina e si muove sempre obliquamente. Colomb. Opus. 4. 229. (Gh.) L'alfiere va sempre a sghembo, tanto innanzi, quanto indietro, come e quanto gli piace, sempre per quel colore del campo in cui da principio fu collocato. |
Gran Dizionario Teorico-Militare del 1847 |
Alfiere - s. m. Enseigne. Grado nella milizia che di dà a colui, che porta l'insegna ne' reggimenti.
L'istituzione dell'Alfiere con grado, uffizio e luogo distinto dagli altri uffiziali, non sembra anteriore al secolo XVI: a quel tempo l'Alfiere che portava l'insegna d'una compagnia così di cavalli, come di fanti, aveva nelle fanterie grado di luogotenete del Capitano, e ne esercitava le veci qualunque volta questi venisse a mancare; nella cavalleria, tanto grave quanto leggiera, veniva dopo il Tenente, ed era il terzio uffiziale della compagnia. Nell'una e nell'altra milizia da piè e da cavallo gli era dato un Portainsegna, che gli reggeva la bandiera, o lo stendardo ne' cammini, e per tutto dove l'onore dell'Alfiere non l'obbligava a maneggiarlo e a difenderlo da se: nelle battaglie e negli scontri d'ogni maniera l'Alfiere de' cavalli, come quello de' fanti, tenevano l'insegna inalberata, ma questi colla mano sinistra, impugnata colla destra la spada per combattere, l'altro, piantata nel calzuolo della staffa ed appiecata al fianco destro con cinturino o catenella, combattendo anch'egli colla spada quando gli occorresse. In queste fazioni il romper l'asta della bandiera o dello stendardo sopra i nemici, ritirandola rotta, era bella ed onorata pruova; l'abbandonarla, viltà.
Verso la metà del secolo XVII questo grado andò fuori d'uso nelle cavallerie, ove sottentrò il Cornetta V. Durò assai più nelle fanterie, e non venne abolito se non quando le compagnie scemate di numero non ebbero più insegne, e quell'unica d'ogni battaglione venne data ad un Portainsegna o Banderaio, con grado d'uffiziale o di sottouffiziale. [immagine] |
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