La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Alice si voltò con un occhio chiuso e uno nascosto dietro una vecchia macchina fotografica. Mattia fece per tirarsi su. «Giù» gli ordinò lei. «Ti ho detto di stare fermo.» Poi scattò. La Polaroid sputò fuori una lingua bianca e sottile e Alice la sventolò per far uscire il colore. «E quella dove l'hai presa?» le chiese Mattia. «In cantina. Era di mio padre. Se l'è comprata chissà quando e poi non l'ha mai usata.»
Carthago di Franco Forte (2009): «Vedi quest'uomo?» gli chiese il padre indicando un soldato romano che giaceva a terra, con il fianco squarciato da un colpo di spada e un braccio quasi mozzato all'altezza del gomito, ma che li fissava con odio, spruzzando sangue dal naso e dalla bocca. Con il braccio sano teneva per la gola una bambina, e avrebbe potuto ucciderla con una leggera stretta. «È ferito, inerme, prostrato ai nostri piedi. Eppure cerca ancora di evitare di morire, e lo fa a discapito della vita di una delle sue schiave.» Amilcare sputò per terra, disgustato. «Questi sono i romani. Questa è la razza che ci ha tolto l'onore e pretende di asservirci.»
Colombi e sparvieri di Grazia Deledda (1912): e così fino a dodici, i dodici apostoli, in nome dei quali ella impose al demonio di allontanarsi e di non spaventare oltre la giovane serva: poi depose il bicchiere sul palmo della mano e così lo porse a Margherita. La ragazza bevette, soffiando sulla miscela per cacciare in fondo i carboni; tossì perché la cenere le raschiava la gola, sputò e si sentì più tranquilla. |