Il caso Korolev di Paolo Aresi (2011): Una navicella arcaica. Da dove? Da un altro mondo? Spalmò la crema sul viso, sfregò il pennello in maniera veloce. Sua moglie, doveva chiamare sua moglie che stava a Pasadena, dall'altra parte del mondo. – Ciao cara, mi sono svegliato adesso. Qui è l'alba. Tu come stai? – Tu come stai, tu come stai, tu come stai. Bisognava timbrare il cartellino, fare il proprio dovere. Ma a lei fregava qualcosa di quello che faceva lui? Davvero sua moglie voleva il suo bene? Voleva vederlo felice? Tutta presa da se stessa, dalle sue nevrosi, paure, mancanze. Voragini da colmare. Al diavolo la telefonata, al diavolo. Al diavolo.
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Per prima cosa spalmò del grasso sugli ingranaggi, poi lucidò il telaio con uno straccio imbevuto d'alcol. Con l'unghia grattò via gli schizzi di fango rimasti attaccati. Pulì per bene anche in mezzo ai pedali, nelle fessure in cui le dita non passavano. Rimontò i vari pezzi e controllò i tiranti dei freni, li regolò in modo che fossero perfettamente bilanciati. Gonfiò entrambe le gomme, tastandone la pressione con il palmo della mano.
Il resto di niente di Enzo Striano (1986): Rovesciò le coltri, di scatto, buttò giù le gambe, nonostante i brividi. Sollevò la camicia: su cosce e polpacci si diramavano venature bluastre, nodulate. Chiazze vinose sotto pelle. Sospirò, prese dal comodino gli occhiali, il vasetto di pomata datole da Cirillo. Spalmò, smise. A che pro? Corse a prepararsi il caffè. |