Il ventre di Napoli di Matilde Serao (1884): Vi avranno fatto vedere una, due, tre strade dei quartieri bassi e ne avete avuto orrore. Ma non avete visto tutto; i napoletani istessi che vi conducevano, non conoscono tutti i quartieri bassi. La via dei Mercanti l'avete percorsa tutta? Sarà larga dieci palmi, tanto che le carrozze non ci possono passare, ed è sinuosa, si torce come un budello: le case altissime la immergono, durante le più belle giornate, in una luce scialba e morta: nel mezzo della via il ruscello è nero, fetido, non si muove, impantanato: è fatto di liscivia e di saponata lurida, di acqua di maccheroni e di acqua di minestra, una miscela fetente che imputridisce.
Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1962): Ma ciò che più mi colpì, fin da quella prima sera, fu senza dubbio la sala da pranzo, in sé, coi suoi mobili di legno rossastro, in stile floreale, col suo vasto camino dalla bocca arcuata e sinuosa, quasi umana, con le sue pareti foderate di cuoio tranne quella, interamente a vetri, inquadrante la buia, silenziosa tempesta del parco come l'oblò del Nautilus: così intima, così riparata, starei per dire così sepolta, e soprattutto così adatta al me stesso d'allora, adesso lo capisco!, a proteggere quella specie di pigra brace che è tante volte il cuore dei giovani.
Sino al confine di Grazia Deledda (1910): Visto il profilo di Priamo sembrava un San Luigi, pallido, d'un pallore quasi azzurrognolo, col naso dalla linea purissima, la bocca sinuosa e carnosa nello stesso tempo. I capelli neri e lucidi, tagliati a frangia, gli descrivevano come un cerchio nero intorno alla fronte. Con le braccia incrociate sul petto scarno, le mani sotto le ascelle, egli si dondolava di continuo e pareva invaso da una irrequietudine nervosa; e le sue larghe palpebre, dalle lunghe ciglia, si abbassavano e si sollevavano continuamente. Gavina lo guardava, ma sebbene presa anche lei da una vaga inquietudine, restava immobile al suo posto, col capo sollevato fieramente. |