L’avventura di un povero crociato di Franco Cardini (1997): Fratello Jacobo trasse dalla sua veste bruna, con sussiego, un frammento di sottile alabastro affumicato largo due pollici e alto la metà. Era fatto, spiegò, di quella pietra trasparente che viene da Volterra e che è molto familiare a chi ha viaggiato, ad esempio, fino a Ravenna o a Lucca, o magari anche a Fiesole e a Pisa. Con quella pietra si coprono nelle chiese ricche i vani delle finestre, in modo che la luce possa filtrare dall'esterno ma non vi possano entrare invece il vento, la polvere e gli animali volanti.
Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella! di Antonio Beltramelli (1921): Ravenna ci accolse nella sua malinconica pace raccolta fra le piccole squallide case, le millennii basiliche e l'umido verde delle piazze sacre alle ore di nessuno, alle ore che si distendono sui vecchi muri giallastri per dormire con la luce che dorme, col cuore che dorme da tanti mai anni.
Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1962): Alberto morì di linfogranuloma maligno prima degli altri, nel '42, dopo un'agonia lunghissima a cui, nonostante il solco profondo scavato nella cittadinanza dalle leggi razziali, si interessò di lontano tutta Ferrara. Soffocava. Per aiutarlo a respirare c'era bisogno di ossigeno, di ossigeno in quantità sempre maggiore. E poiché in città, a causa della guerra, le bombole scarseggiavano, negli ultimi tempi la famiglia ne aveva compiuto una vera e propria incetta attraverso l'intera regione, mandando gente ad acquistarle a qualsiasi prezzo a Bologna, a Ravenna, a Rimini, a Parma, a Piacenza... |