Il libro delle vergini di Gabriele D'Annunzio (1884): Era la voce di Francesca, tra le piante. Ella ritta aspettava che il levriero la raggiungesse, facendo schioccare le dita, dando quel richiamo squillante all'aria. Gustavo le fu presso quando ella già stava china su'l cane serrandone il lungo muso tra le mani carezzevoli: bellissima, nella veste mattinale a pieghe ricche dentro cui s'indovinava la flessibilità del corpo vivo, con i capelli dalla nuca tirati sù, e stretti in un nodo su'l sommo della testa come in certi ritratti settecentisti, così curva su l'animale che supino agitava le zampe sottili e nervose verso di lei, mostrando il ventre smilzo color di carne.
Le piccole libertà di Lorenza Gentile (2021): Mara è la ragazza che hanno assunto in stage dopo di me. Se io sono un golden retriever, lei è un levriero campione dei cinodromi. Arriva in ufficio alle prime luci dell'alba ed è sempre l'ultima ad andarsene, le hanno dato perfino la tessera per innescare e disinnescare l'allarme; in pausa pranzo mangia un panino con gli occhi incollati allo schermo; si porta il lavoro a casa nel weekend. Quando Veronica le chiede di fare qualcosa, l'ha già fatta. Una volta che ci siamo trovate sole davanti alla macchina del caffè le ho chiesto come fa a leggere nel pensiero di Veronica. Mi ha risposto che basta prevederle, certe cose, usare il cervello.
Le Aquile della steppa di Emilio Salgari (1907): Uno era una specie di levriero che i turcomanni chiamano tazé, grosso, alto, di taglia pesante, con mascelle formidabili e capace di lottare contro una fiera; l'altro invece era un gurdios, una specie di bassotto, cogli orecchi a punta, razza molto adatta ad ogni specie di caccia, soprattutto a quella della volpe, che quei cani inseguono con ostinazione straordinaria, per giorni e notti intere. |