Il perduto amore di Umberto Fracchia (1921): Delle mie tre sorelle, Silvina, la minore, è oggi una principessa. Porta vestiti sfarzosi che il principe paga per lei, grossi brillanti alle dita, ed esce per la città adagiata in una grande carrozza a due cavalli, con cocchiere e lacchè. Lungo la strada semina occhiate come elemosine. I suoi occhi, che erano un tempo semplicemente chiari, come quelli di mia madre, sono ora grandi il doppio e cerchiati di una spessa ombra. Ciglia e sopracciglia, che erano bionde, sono diventate nere; e somigliano al velluto. Attraverso questo negrore notturno i suoi occhi scuri mandano luci fredde e pallide come scintille.
Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): ― Non hai freddo? ― ella m'ha chiesto; e ha ordinato al lacchè di spiegare un plaid e al cocchiere di voltare i cavalli pel ritorno. Nel campanile di Rovigliano una campana rintoccava ancora, con larghi rintocchi, come per una solennità religiosa; e pareva propagare nel vento con l'onda del suono un'onda di gelo. Per un sentimento concorde, noi ci siamo strette l'una contro l'altra, tirandoci la coperta su i ginocchi, comunicandoci il brivido a vicenda. E la carrozza entrava nel borgo, al passo.
La Battaglia di Vederio di Cesare Cantù (1878): I nuovi predicatori poi trovavano crudeltà che un uomo dovesse correre a prova de' cavalli innanzi alla carrozza dei padroni, a rischio spesso di farsi calpestare, sicuro di rovinar la salute; onde l'uffizio mio di lacchè cessò; ed io non trovando di prender servizio altrimenti, se volli strappare un boccone di pane, dovetti tornare in paese. Merito dell'eguaglianza. |