L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957): A tavola, egli mangiò molto, e bevve altro vino d'Ischia; e il vino, secondo il solito, pur senza ubriacarlo affatto, gli ispirò modi imprevedibili, rendendolo ancora più misterioso per me. Il vino poteva avere su di lui effetti diversi, e anche opposti; lo rendeva, a volte, più espansivo, a volte, sonnolento e tetro E in qualche occasione lo empiva di rimpianti, di smania; oppure di una violenza stravagante, in cerca di oggetti su cui sfogarsi (su di me, non si sfogava mai se non con una peggiore bruscheria di modi; evidentemente, egli mi considerava un personaggio troppo piccolo: da non meritare la pena).
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): Maria era ora seduta accanto al letto assieme all'infermiere. Costui m'ispirò fiducia e mi dispiacque solo per certa sua coscienziosità esagerata. Si oppose alla proposta di Maria di far prendere all'ammalato un cucchiaino di brodo ch'essa credeva un buon farmaco. Ma il medico non aveva parlato di brodo e l'infermiere volle si attendesse il suo ritorno per decidere un'azione tanto importante. Parlò imperioso più di quanto la cosa meritasse. La povera Maria non insistette ed io neppure. Ebbi però un'altra smorfia di disgusto.
Il nome della rosa di Umberto Eco (1980): Jorge, di fronte a quest'atto di squisita umiltà, emise un grugnito che poteva esprimere sia soddisfazione che perdono, e non poté far altro che tornare al suo posto, mentre i monaci, che durante la discussione si erano via via avvicinati, rifluivano ai loro tavoli da lavoro. Guglielmo si inginocchiò di nuovo davanti al tavolo di Venanzio e riprese a frugare tra le carte. Con la sua risposta umilissima Guglielmo si era guadagnato alcuni secondi di tranquillità. E quello che vide in quei pochi secondi ispirò le sue ricerche della notte che doveva venire. |