Resurrezione di Elena Di Fazio (2021): Jessabel vuotò il caffè con un ultimo sorso e poggiò il bicchiere accanto a sé. Un sottile mal di testa si faceva strada tra collo e fronte, la stanchezza le rendeva sempre più difficile concentrarsi. «Bene, direi di andarci piano con le illazioni. Atteniamoci ai fatti, come sempre.» Inarcò la schiena per sgranchirla e tese le braccia dietro al collo. «Abbiamo lanciato qualche spunto, per adesso fermiamoci qui. Se non altro, abbiamo qualcosa da opporre a un'eventuale risoluzione giustizialista: ucciderli potrebbe significare liberarli, non punirli. Arrivederci e grazie a tutti per l'attenzione.»
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Lo disse apposta, per farle capire che aveva assecondato a sufficienza quel giochetto. Alice sembrava assorta in un pensiero profondo. Inarcò appena le sopracciglia. «C'è un'ultima cosa» disse. Si alzò nuovamente. «Lo sposo porta la sposa in braccio, oltre la soglia.» «Cioè?» «Devi prendermi in braccio. E portarmi lì.» Alice indicò il corridoio. «Poi sei libero.»
Malombra di Antonio Fogazzaro (1881): Marina non v'era. V'erano la contessa Fosca, suo figlio, il comm. Vezza, un altro signore attempato vestito di nero e il padre Tosi dei Fate-bene-fratelli, che Silla conosceva di vista, un bell'uomo maestoso, sui cinquanta, dalla gran fronte piena d'anima, dal profilo falcato, dagli occhi pregni di volontà veemente e di umorismo bizzarro. Egli diede appena un'occhiata allo sconosciuto che entrava e continuò a parlare col comm. Vezza. Il signore attempato si alzò rispettosamente, la contessa Fosca e Nepo si guardavano attoniti, il Vezza inarcò un momento le sopracciglia e fece un freddo cenno di saluto. |