Gladiatori - I Romani credevano d'onorare i morti obbligando degli uomini a battersi a tutta possa intorno al rogo di quello, di cui si facevano i funerali; e la pompa funebre era stimata più o meno grande a proporzione del numero di quelle miserabili vittime. Avevano preso questo uso dagli Etruschi, il quale proveniva dalla costumanza, che questi avevano, di scannar degli schiavi sulle tombe di coloro, che avevano in guerra perduta la vita. Non fu che dopo della espulsione dei Re, e nei primi tempi della Repubblica che si cominciò a vedere combattimenti di Gladiatori ne' Funerali, ed altronde non avevano luogo che in quelli di personaggi distinti ed illustri, e raramente di qualche donna; ma poscia si diedero i Gladiatori anco al Popolo, solamente per fargli piacere e per guadagnarsi il di lui affetto ed attaccamento. I Magistrati erano quelli, che cercavano di dare questo Spettacolo, unicamente per rendersi bene affetti non solo in Roma, ma bensì in tutti i Paesi soggetti alla Repubblica ed in tutta la estensione dell'impero Romano.
I semplici particolari, quelli ancora della condizione più vile, e che erano divenuti ricchi, davano gratis al pubblico tali Spettacoli. I giorni, in cui si eseguivano, erano per lo più i Saturnali ed in una Festa di Minerva detta Quinquatrus. Sovente prolungavasi la durata di questi festeggiamenti in onore del Principe, o per ordine del medesimo, o del Senato.
Si riunivano in Roma i Gladiatori, ove mantenevansi in differenti Case dette Ludi, di cui l'amministrazione era riguardata come commissione onorevole. Erano ben nutriti, e stavano sotto gli ordini di certe persone dette Lanistae, che li compravano, o che avevano cura di allevare de' figli esposti, che destinavano poi a questo mestiere. Lo insegnavano loro come un'arte speciale, e davano ad essi perfino certi precetti in scritto, e sul principio s'esercitavano mediante spade di legno. I Gladiatori non erano in prima che Schiavi condannati ad ludum, ad gladium. I condannati ad gladium dovevano essere messi a morte. Quelli soltanto condannati ad ludum potevano essere rilasciati in libertà dopo d'un certo tempo. Si levavano pure i Gladiatori da prigionieri di Guerra, che dasse un Generale, o che venisser comprati. In progresso di tempo alcuni uomini liberi, sia per guadagnar del denaro, sia per la passione di battersi, ed anche le persone della prima condizione per compiacere agl'Imperatori, ebbero la bassezza di scendere nell'Arena, e di farvi il mestiere del Gladiatore; ma ciò che più sorprende si è, che fin delle Donne ebbero questo furore. Tal fanatismo giunse fino al segno di voler vedere dei Nani battersi gli uni contro degli altri nell'Anfiteatro, ove davansi per lo più sì fatti Spettacoli. Per altro tutti coloro, che a questa indegnità s'abbassarono, furono sempre riguardati come se fossero infami.
Allorchè era giunto il giorno indicato per lo Spettacolo si accoppiavano i Combattenti, e si mettevano insieme coloro, che presso a poco erano di pari forza ed abilità. Dopo di ciò si visitavano le loro spade, e bisognava che fossero approvate da quello, che dava tale Spettacolo. Osservava egli se la punta non era smussata. I Combattenti cominciavano a prepararsi, battendosi colle spade di legno, e vibrandosi a vicenda piccoli dardi l'uno contro dell'altro con molta destrezza; lo che propriamente dicevasi ventilare. In seguito la tromba dava il segnale, e tosto si veniva alle armi micidiali; e questo passaggio dicevasi versis gladis pugnare. Allor l'uno e l'altro si mettevano in guardia, procuravano di star ben forti in gambe, quindi si movevano per incontrarsi, si attaccavano, e si davan colpi terribili. Allorchè un Gladiatore era rimasto ferito, il Popolo esclamava: hoc habet. In questo punto abbassava le armi, e ciò era il segno che si dava per vinto.
Dipendeva dal Popolo, e talvolta da quello, alle di cui spese lo Spettacolo si faceva, e sempre dalle Vestali quando non arrossivano d'assistere a tali orrori, l'accordare la vita al Gladiatore restato vinto. Un solo caso salvava al soccombente per ordinario la vita, ed era l'arrivo dell'Imperatore, che gli accordava il rinvio (missio). Il rinvìo differiva dal congedo (rudis). Questo era pe'l vincitore, l'altro poi per il vinto. Il rinvio non era che per un giorno ed il congedo per sempre. Il premio pe' vincitori era una palma, il denaro, e finalmente una spada di legno.
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