I Viceré di Federico De Roberto (1894): Quando la malattia della padrona aggravossi, e specialmente quando, per mutar d'aria, ella se ne andò al Belvedere, sola, giacché Raimondo, il beniamino, stava a Firenze e gli altri figliuoli erano qual più qual meno tutti aborriti, allora, più libera, donna Vanna favorì meglio l'amore della signorina; parlò al giovanotto, portò da una parte all'altra dapprima saluti, poi ambasciate e finalmente biglietti. In famiglia se ne accorsero, e tutti si scatenarono contro Lucrezia.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): Non fu così, ma per un altro istante n'ebbi l'illusione. La fortuna mi favorì in modo incredibile. M'imbattei faccia a faccia in Ada, nella sola Ada. Mi mancò il passo e il fiato. Che fare? il mio proponimento avrebbe voluto che mi tirassi in disparte e la lasciassi passare con un saluto misurato. Ma nella mia mente ci fu un po' di confusione perché prima c'erano stati altri proponimenti tra cui uno che ricordavo secondo il quale avrei dovuto parlare chiaro e apprendere dalla sua bocca il mio destino. Non mi trassi in disparte e quand'ella mi salutò come se ci fossimo lasciati cinque minuti prima, io m'accompagnai a lei.
Il cappello del prete di Emilio De Marchi (1888): L'occasione favorì anche questa volta i progetti del nobile sportman. Il figurino della moda venuto d'Inghilterra portava quest'anno come il non plus ultra dell'eleganza in materie di corse e di sport, una giubba rossa, stretta alla vita, stivali alla scudiera, calzoni chiari, e barba tagliata alla «derby», con due brevi basette o spazzolette sulle guancie, rasato e pulito il resto della faccia. |