Precessione degli equinozj - La più antica osservazione della posizione siderale dei solestizj o degli equinozj è del secolo XII avanti l'era cristiana; quella del solestizio d'inverno, che si riferisce all'anno 1100, si deve a Tcheou-Kong, che governava in allora la China durante la minorità di suo nepote. Nel quinto secolo innanzi all'era nostra gli astronomi chinesi osservarono la posizione del medesimo solestizio a riguardo delle stelle; ed è verosimile (dice il dotto missionario Gaubil) che quegli astronomi confrontando la loro osservazione con quella di Tcheou-Kong, notassero il movimento retrogrado dei solestizj; ma nulla vi è nell'astronomia degli Egizj, de' Caldei e de' Greci, che accenni questi popoli aver avuto cognizione delle osservazioni chinesi.
È d'uopo (così Laplace) scendere di otto secoli da Tcheou-Kong, per avere osservazioni dei loro astronomi sopra la posizione degli equinozj.
Le osservazioni delle principali stelle dello zodiaco, fatte da Aristillo e Timocarite in Alessandria verso l'anno 300 avanti l'era cristiana, fecero scuoprire ad Ipparco, circa cento cinquanta anni dopo, che le estremità della linea degli equinozj chiamate nodi non erano fisse nel cielo, e che il loro movimento era retrogrado, o aveva luogo da Oriente in Occidente, il qual moto sembra fosse ignoto agli Egizj ed a' Caldei. A questo fenomeno è dovuta la precessione degli equinozj, di cui Tolomeo dette poscia una teoria; ma scorsero molti secoli innanzi che se ne conoscesse la vera causa fisica.
In tempi a noi più prossimi, il moto delle stelle in longitudine fu noto assai meglio che dall'autore dell'Almagesto, e Kepler portato da attivissima immaginazione alla ricerca delle cagioni, tentò ma inutilmente di rinvenire quella di questo singolare fenomeno. Era riserbato a Newton lo spiegare come il detto fenomeno vada connesso alla scoperta della pesezza universale, di cui è pure uno dei più curiosi resultati ed una delle maggiori prove. Newton, dopo aver riconosciuto mediante la sua teoria l'abbassamento e la causa del movimento de' nodi dell'orbite lunare, considerando l'entasi graduale della sferoide terrestre, de' poli all'equatore, come il sistema di un infinito numero di satelliti, vide in breve che l'attrazione solare doveva far andare in senso retrogrado i nodi della luna, e che l'insieme di quei moti produr ne doveva uno retrogrado nell'intersezione dell'equatore dalla terra con l'eclittica. Bensì la soluzione newtoniana del problema della precessione degli equinozj non potè conciliarsi con l'osservazione, o perchè l'illustre suo autore si era partito dalla omogeneità della terra, o perchè onde avere la totale precessione, bisogna aggiungere la precessione solare a quella lunare, e per ottener questa Newton impiegava delle osservazioni delle maree che lasciavano troppa incertezza.
D'Alembert, con un'analisi nuova dovuta al suo ingegno, intraprese più tardi la soluzione del duplice problema della precessione e della nutazione dell'asse della terra; e quando ebbe riguardo al movimento di rotazione nel nostro pianeta, cui in primo luogo avea supposto nullo, pervenne a resultati pienamente conformi alle osservazioni di quei due fenomeni: quindi il suo trattato della precessione degli equinozj, (dice Laplace che ha egualmente spiegate le leggi di quel fenomeno) è un'opera tanto rimarchevole nella storia della meccanica celeste e della dinamica, quanto lo è lo scritto di Bradey sulla nutazione negli annali della astronomia. [immagine] |