Frasi e testi di esempio |
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Esempi d'uso |
- Mio nonno, avvocato, citò in tribunale per insolvenza un sindaco di una nota città.
- L'insegnante di lettere citò più volte l'autore da lui preferito.
- Quel ciclista citò in tribunale il conducente dell'auto per i danni subìti.
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Citazioni da opere letterarie |
Arabella di Emilio De Marchi (1888): Il Botola non tardò a trovare il vecchio amico e lo condusse a casa sua. Strada facendo, cercò di persuaderlo a trattare con indulgenza un figliuolo, che mostravasi pentito dal fondo del cuore. Citò perfino nostro Signore, il quale ha detto che sarà molto perdonato a chi avrà molto amato. Suscitò dei ricordi giovanili per dimostrare a Tognino che il mondo è sempre stato mondo e lo sarà sempre finché ci saranno uomini e belle donnette.
Il nome della rosa di Umberto Eco (1980): “Funzionerà,” rispose Guglielmo. “Omnes enim causae effectuum naturalium dantur per lineas, angulos et figuras. Aliter enim impossibile est scire propter quid in illis,” citò. “Sono parole di uno dei grandi maestri di Oxford. Ma purtroppo non sappiamo ancora tutto. Abbiamo appreso come non perderci. Ora si tratta di sapere se c'è una regola che governa la distribuzione dei libri nelle stanze. E i versetti dell'Apocalisse ci dicono assai poco, anche perché molti si ripetono uguali in stanze diverse…”
Addio! di Neera (1897): Aveva quasi dimenticato il nome del marchese Lit*** quando uno dei miei poveri venne a raccomandare un suo figliuolo per una supplica al ministro. Gli risposi che non conoscevo alcuno ed egli mi citò il marchese come persona autorevolissima, il cui appoggio sarebbe stato oltremodo prezioso. |
Uso in vari contesti |
- Nel 1871, in Atti del Consiglio Provinciale di Bologna, è riportato: "Espone quindi che nella risposta al Consigliere Feletti citò bensì gli articoli 108, 109, 116 e 117 della legge sui lavori pubblici, ma li citò in mezzo ad un ragionamento che non trova nel processo verbale, onde in questa parte manca la tela del suo discorso".
- Il 22 ottobre 2013, il quotidiano La Repubblica, in un articolo sul tartufo, definito "il re dei sensi", scrive: "Addirittura il Casanova ne citò le virtù rinvigorenti nelle sue memorie. Ma in effetti, il mito di questi poteri sembrava più che altro essere basato su credenze".
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