L'isola del giorno prima di Umberto Eco (1994): Deus ex machina, Biscarat appare di colpo alle spalle di Ferrante, che ha già un piede sulla balaustrata, alza le braccia e le passa, facendo della catena un cappio, davanti al volto di Ferrante, sino a serrargli la gola. E gridando “Con me, con me all'inferno alfine!” lo si vede - quasi lo si sente - dare una stretta tale che il collo di Ferrante si spezza mentre la lingua fuoriesce da quelle labbra blasfeme e ne accompagna l'ultima rabbia. Sino a che il corpo senz'anima del giustiziato precipitando trascina seco, come un mantello, quello ancor vivo del giustiziere, che va vittorioso a incontrare i flutti in guerra con il cuore finalmente in pace.
L’avventura di un povero crociato di Franco Cardini (1997): Per questo, da Simone, quei prelati e i sacerdoti ordinati da loro venivano detti «simoniaci»; erano essi stessi scomunicati, i sacramenti che celebravano erano blasfeme opere del demonio prive di valore al cospetto di Dio e bisognava stanarli e distruggerli.
Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1968): Pierre andò a radersi e Johnny e le guardie aspettarono, in silenzio, guardando, con blasfeme pupille, al cielo che rinforzava la pioggia. Johnny sedeva e fumava al limite della pioggia. Fare il partigiano era tutto qui: sedere, per lo più su terra o pietra, fumare (ad averne), poi vedere uno o più fascisti, alzarsi senza spazzolarsi il dietro, e muovere a uccidere o essere uccisi, a infliggere o ricevere una tomba mezzostimata, mezzoamata. La pioggia cadeva con una strapotente continuità, concreta come una materia con cui si possa fabbricarsi. Tornò Pierre sbarbato e appresso a lui il Vicario generale con scarpe da montagna e la tonaca accortamente rimboccata. |