I Figli dell'Aria di Emilio Salgari (1904): Lo Sciamo, al di là di quelle colline, perdeva molto della sua aridità. Se vi era maggior copia di neve su quelle immense pianure si vedevano anche molte erbe altissime e gruppi di betulle e di pini i quali formavano dei graziosi boschetti popolati dai nidi di falchi, di pernici da neve, di lepri e di ermellini. Era quella la regione abitata dai Chalkas, tribù di nomadi ospitali, che si dedicano all'allevamento del bestiame e che vivono sotto vaste tende di feltro che piantano qua e là, secondo che li spinge il capriccio.
Leila di Antonio Fogazzaro (1910): Soffiavano da ogni parte nel salone ventolini freschi per le grandi aperture, spalancate a mezzogiorno sullo smeraldo dei ripidi pendii che i castagni coronano, a tramontana sulle nude scogliere enormi del Barco, a ponente sui clivi del giardino pendenti alla via di Lago, sul tremolìo brillante delle betulle e dei pioppi aggruppati lungo la rete di cinta, sui burroni del Posina, sul gregge, oltre i burroni, delle case di Arsiero raccolte nel verde a pie' della chiesa signoreggiante, sulla gola scura, tagliata nello scoglio, dietro la quale si accavallano dorsi su dorsi, varii di luce e di ombre, fino al Torraro sovrano.
Una serva di Ada Negri (1917): Cullata dal tichettio dei ferri, Anin abbracciava coi piccoli occhi stanchi il profilo e l'armonia delle cose che amava: le bonarie pareti brune, le tede d'ottone a tre becchi appese alla caminiera, il ramo di lauro sull'architrave, la rocca e l'arcolaio in un canto, in memoria della massaia morta. L'uscio a vetri, aperto sulla ringhiera, raccoglieva nel vano una visione di pace infinita, un mare di verde in tre toni: ricco e lucido dei castagni, giallognolo dei noci, grigio delle betulle: giù giù digradante a onde, fin che terra e cielo andavan sommersi in una nebbiolina bluastra. |