Il marito di Elena di Giovanni Verga (1882): Elena si tirò indietro bruscamente, completamente trasformata da un istante all'altro, col viso basso, tutto una vampa, i lineamenti contratti, le sopracciglia aggrottate. Poscia gli saettò in faccia un'occhiata che pel poeta fu una rivelazione, un lampo, l'ispirazione di gettarlesi ai piedi un'altra volta, scongiurandola di perdonargli. — Era pazzo, era pazzo d'amore. Aveva persa la testa. Se ella non gli avesse stesa la mano si sarebbe buttato dal balcone, davanti a quell'immensità azzurra. Si sarebbe sfracellato il cranio in mezzo a tutta quella festa di luce.
Il resto di niente di Enzo Striano (1986): Ebbe émpito di rabbia. Saettò sguardi di disgusto verso Primicerio, i mulattieri, le persone in giro: le parevano tutti laidi, cattivi, dediti avidamente a ogni oscenità. Sì, anche in lei s'erano accesi i fuochi. Ma per attimi, in circostanze speciali: se non vi fossero mai stati, se non dovessero esservene più, la sua vita avrebbe avuto ugualmente significato.
Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1968): Un centinaio di azzurri, qualche rosso inframmezzato a loro, circondavano il camion, godendosi il sole, la terra ferma e lo spettacolo dello scarico. In un momento giunse nel cielo dilatato il pulsare, piuttosto burbero e pacifico, di un aeroplano. Poi i due insetti vennero in vista, commuovendo il centro del cielo e puntando alla città. Ma le sirene tacquero ed essi cabrarono, uno saettò verso nord, l'altro risalì, a duecento metri d'altitudine, lo stradale come per una gioiosa, amica ispezione. Era certamente un aereo alleato, e gli uomini giù si sbracciavano a salutarlo. |