Le Aquile della steppa di Emilio Salgari (1907): Il beg, che sembrava di pessimo umore, era passato nella sala centrale, tutta crivellata di buchi, aperti nello spessore dei muri e con una specie di pozzo nel mezzo, pochissimo profondo, ove i Sarti usano deporre gli oggetti d'uso giornaliero, ossia il vaso che serve per preparare il the, la grossa brocca che adoperano per le abluzioni, che usano fare al mattino ed alla sera, qualche libro onde l'ospite, se è letterato, cosa piuttosto rara nella steppa, possa passare qualche ora ed il piatto di rame, finamente cesellato, su cui si servono il caffè, i pasticcini dolci, le pipe ecc. alle persone che vanno a fargli visita.
La biondina di Marco Praga (1893): Jeri, nelle due ore passate laggiù alla palazzina, s'era parlato molto di lei.... Cioè, il forastiero aveva tentato di parlare di lei, di strapparle delle confidenze, e di indurla a partire per un viaggetto di piacere: ma aveva parlato pochissimo di sé stesso: quel tanto che gli era sembrato utile a ispirare fiducia; e le aveva, sopratutto, parlato delle sue ricchezze e della sua generosità colle donne: perché supponeva, ed era giusto supponesse, che queste due qualità soltanto la dovessero interessare, e potessero convincerla e sedurla.
Il deserto dei tartari di Dino Buzzati (1940): Era piccolo e magro, con una faccia da vecchietto, la testa rasata; parlava pochissimo anche con i colleghi e nelle ore libere preferiva in genere starsene solo a studiare musica. Quella era la sua mania; tanto che il maestro della banda, il maresciallo Espina, era forse il suo unico amico. Possedeva una bella fisarmonica ma non la suonava quasi mai, pur essendo leggenda che fosse bravissimo; studiava l'armonia e dicevano che avesse scritto diverse marce militari. Di preciso però non si sapeva niente. |