Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro (1901): Allora Carlino ribatté che si doveva dire molto maturo invece di putrido e che questo odore di avanzata maturità non era un difetto ma una squisitezza perché conteneva in sé l'idea della perfezione più che perfetta. Perciò gli faceva molto piacere di apprendere dal signor notaio che fra l'aria di Vena e l'aria della città, riguardo a certi odori, non ci fosse differenza. “A pian, a pian!„ esclamò il notaio. E subito la signora invocò il poeta. Che ne pensava il poeta?
La messa di nozze di Federico De Roberto (1917): Anche la Messa era finita. Restava ancora l'ultima formula. Ancora una volta dirigendo la parola agli sposi, il prete invocò: — «Il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe sia con voi, affinché vediate i figli dei figli vostri sino alla terza ed alla quarta generazione, e poscia abbiate vita eterna senza fine, con l'aiuto del Signor nostro Gesù Cristo, che insieme col Padre e con lo Spirito Santo vive e regna, unico Dio, per tutti i secoli dei secoli». — «Così sia».
La forfecchia di Adolfo Albertazzi (1918): Egli la tratteneva preso da un'altra paura, che fuggisse e si smarrisse, insana, per la campagna. — Voglio la mamma! — urlava divincolandosi con tutte le forze; ed egli la teneva con tutte le forze. Lottavano, il vecchione ottantenne e la bambina di sei anni. Ma vinta, disperata, lei piegò le gambe, e lui vinto, disperato, la lasciò abbattersi ai suoi piedi. E per non vederla svenuta o in convulsione, povero vecchio impotente, reclinò il capo e invocò dal Cielo una fine. |