Il re nero di Maico Morellini (2011): Qualcosa, al margine del campo visivo, attirò la sua attenzione: un bagliore filtrato atttaverso l'opacità degli oblò. — Colonnello? — Ho visto. - Senza rendersene conto, Riccardo aveva sfoderato la pistola. — Cosa sta facendo? — si indignò la Arych. - — Campani, cosa succede? - Un secondo bagliore, più forte, con sfumature rossastre. Il militare controllò qualcosa su un piccolo oloschermo: — Proviene dall'hangar. - Un terzo lampo. — Sono esplosioni!
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Tutti voi capataz e giocatori, voi vicecampeones do mundo, eravate chiusi in un hangar, assediati, recitando paternoster perché arrivassero i carabinieri a salvarvi. E io battei record olimpici sulla pista di Fiumicino, inseguito dalla teppa, che vuol giudicare ma non saprebbe vincere una partita alle bocce. Cristo: correvo tenendo una cesta di paglia con dentro un “albero di vita” messicano, sai quei cosi di gesso? Avessi avuto un mitra, allora sì. Questa è storia.
Memorie di un cuoco d'astronave di Massimo Mongai (1997): Cancellare l'odore di cacca dall'aria fu infine possibile con un ricambio totale dell'aria di bordo, effettuato fuori dell'atmosfera di Riserva: cioè fummo costretti ad uscire dall'atmosfera, sigillare tutto ciò che doveva restare sotto atmosfera e non poteva indossare una tuta (gli animali e le serre, per dire), indossare tutti le tute da spaziofondo ed aprire boccaporti, hangar ed ogni apertura possibile per disperdere ogni molecola d'aria nello spazio; manovra che i manuali di bordo prevedevano solo in casi tipo inquinamento da gas nervini; ma noi c'eravamo stati vicini! |