La Storia di Elsa Morante (1974): C'era là in terra una pallaccia di pezza che nei giorni di bel tempo era servita agli altri ragazzini più cresciuti per imitare i giocatori di football sul prato all'aperto. E lui, per imitare a sua volta i ragazzini, si mise a calciarla con accanimento, ma non c'erano squadre, né arbitro, né portiere. Allora si slanciò invasato su per la catasta di banchi, e ne balzò giù con uno dei suoi soliti voli.
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): «Football comincia con effe, come famiglia» aveva detto corrugando la fronte Gauloise: «Se scappi dal seminato puoi anche essere Pelè al cubo ma non combini più niente. Mi stupisce solo questo: che i compagni di squadra non abbiano preso quel Giorgione da parte per dirgli: adesso basta, adesso ragioniamo. Era l'unico sistema. Non l'hanno fatto? Allora c'è del marcio e ciao. Pasticcio per tutti.»
Ultimo Parallelo di Filippo Tuena (2007): Gli uomini non rispettavano schemi di gioco. Del resto, in queste terre il football aveva soltanto regole e non strategie. Dato il calcio d'inizio le due squadre di undici giocatori, calzando scarponi da neve, intabarrati nei loro abiti da lavoro, sotto un sole accecante, ma alla temperatura di –15°, inseguivano la sfera, colpendola in uno stile approssimativo, cercando di indirizzarla il più possibile nei pressi della linea di porta. Gli stop erano maldestri, i dribbling appena abbozzati, essendo l'equilibrio sulla superficie di neve e ghiaccio molto incerto. |