Eresia - e † RESÌA (che pur vive nel pop., come Vangelo, ch'è anch'esso decapitato). [T.] S. f. Errore contrario ai dommi della Chiesa Cattolica, sostenuto palesemente. Errore che non sia professato, non fa Eresia. Haeresis, in Girol.; ma aureo lat. nel senso di Opinione, dal gr. Αίρέω, che suona Prendere (quasi assunto), Eleggere (onde gl'It. Piglierei, Vorrei piuttosto); Volere. I Crist. gli dánno piuttosto il senso di Tor via, Togliere dall'unità che, però, si conviene coi sensi originarii d'opinione e d'inclinazione, giucchè l'appassionarsi per le opinioni proprie, posponendo le tradizioni e il senso comune, è che fa le Eresie. Nè alieni dal senso odierno sono gli antichi di Αίρέομαι, Esser convinto; Αίρέω, Vincere, Convincere, Condannare. Nel seg. accennasi alla prima etim. But. Inf. 9. 2. (C) Eresia è elezione di propria opinione contro la determinazione della santa madre Chiesa, ovvero divisione della (dalla) determinazion della santa Chiesa. Borgh. Vesc. Fior. 562. È alquanta differenza fra questi nomi, Eresia e Scisma: la prima pare che, per uso generale. importi sentire male de' misteri e sagramenti della Chiesa; come Arrio fece della equalità delle divine Persone. T. Può essere scisma senza eresia, pur dividendosi dalla gerarchia della Chiesa; può essere eresia senza scisma, non intendendo di separarsi dalla Chiesa, o ritrattisi l'errore o no. = Pass. 224. (C) Dalla superbia nascono le eresie. T. Malesp. CLXX. Corrotti d'eresia. Coll. SS. Pad. 1. 20. 14. Traendoli ad errori di resie. – Insegnare eresia: Diffonderle. – Seguire, in altro senso, l'ha Vitr. – M. V. 9. 36. La pertinacia della resia. = G. V. 29. 1. (C) Con armata mano difendevano la detta eresia. T. E 10. 41. tit. Come in Firenze fu arso maestro Cecco d'Ascoli astrolago, per cagione di eresia.
2. Per estens. Salvin. Pros. tos. 2. 98. (Gh.) Comincia… (un sonetto) da una ch'io appello eresia poetica, della preesistenza dell'anima platonica. T. Qui veramente è errore contr. al domma crist.; ma diciamo ancora più per estens. Eresia filosofica; Eresie in letteratura, in fatto d'arte. – Ogni proposizione spropositata, o anche esagerata: Uh che eresia! Non dite eresie. (Perchè l'errore è sempre esagerazione, e l'esagerazione è via all'errore.)
3. Ancora più per estens. Discordia. T. Borgh. Vesc. Fior. 563. Resia, o che dalla propria forza della voce, o pur da questa occasione nascesse, o da qualunque altra si fusse, a' nostri antichi discordia valeva, e dissensione e scandolo; e si è ancora in molti, che della antica e natia favella ritengono, mantenuta; e questo intendevano e intendono ancora. dicendo: mettere resia fra moglie e marito, o fra' congiunti; e quello cronichista, che, scrivendo della cacciata del Duca d'Atene, disse, che tra'grandi e popolani di Firenze nacque grande resia, non intese punto di cose a fede attenenti. Stor. Pist. 177. La resia era grande tra loro, perciocchè i popolari non si fidavano de' grandi. E altrove.
T. Lor. Med. Canz. 85. Madre, non me 'l dar per nulla, Ch'i' starei in gran resia (con lui, se l'avessi marito). E appunto, di chi piglia più mogli, Prov. Tosc. 102. La prima è moglie, la seconda compagnia, la terza eresia. (Non vero: e chi ebbe la seconda o la terza migliore o men cattiva della prima, e chi l'ebbe tutte e tre buone, dirù che questa è eresia.) † Rim. ant. Mad. Nin. 141. Se vostra penna ha buona consonanza Col vostro cuore, od ha (è) tra lor resia. |