La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (2013): Tutto bello e sorprendente, la palma di pietra scossa dal vento, il serpente di travertino che si torceva ai piedi dell'obelisco, gli stemmi papali apparecchiati un po' di sghimbescio, come se quel teatro d'acqua li avesse dovuti ospitare di malavoglia: un'esibizione pagana nella Città di dio? La grande Roccia-mondo della Fontana gli piaceva molto e specialmente d'estate, quando capitava nella piazza col caldo e osservava quelle sottili lame d'acqua gelida, gli veniva voglia di salire lì sopra e di tuffarsi giù come dagli scoglietti della Città di mare.
Fontamara di Ignazio Silone (1945): «Si torna alla vecchia legge» egli spiegò; «quando tra le capanne dei cafoni e la reggia non c'erano le caserme, le sottoprefetture, le prefetture di ora, e i regnanti, una volta all'anno, si travestivano da poveri e andavano per le fiere ad ascoltare le doglianze dei poveri. Poi vennero le elezioni e i regnanti perdettero di vista la povera gente. Ma ora, se è vero quel che si dice, si sta tornando alla vecchia legge dalla quale mai ci si sarebbe dovuti allontanare.»
Il marito di Elena di Giovanni Verga (1882): Sì, l'amava ancora il disgraziato! Era geloso al modo dei deboli, senza aver la forza di rompere la sua catena, colla vaga speranza che non osava confessare a sé stesso di riconquistare il suo affetto a furia di generosità, di devozione, di rassegnazione persino! — Sì, una viltà! Ma non è la peggiore delle disgrazie esser vile? Se cercate bene, in ogni marito offeso che si vendica, allorché non vendica soltanto il sentimento sociale, c'è un residuo d'amore, il bisogno di rialzarsi agli occhi stessi della traditrice, il rimpianto dei giorni lieti dovuti a lei, delle sue attrattive rubategli. |