Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1962): Si voltava ogni tanto, come per assicurarsi che lo seguissi. Ed io non lo seguivo, invece, o meglio, pur avvicinandomi progressivamente alla Hütte, non mi discostavo dal margine estremo della radura. Camminavo a una ventina di metri dal curvo schieramento dei grandi, bui alberi di quella zona del parco, il viso sempre rivolto a sinistra. La luna ora l'avevo alle spalle. La radura, il tennis, il cieco sperone della magna domus, e poi, là in fondo, incombente sopra le cime fronzute dei meli, dei fichi, dei susini, dei peri, lo spalto della Mura degli Angeli. Tutto appariva chiaro, netto, come in rilievo, in luce meglio che non di giorno.
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Lo stadio era lontano, dopo quartieri deserti e un lungo itinerario attraverso un bosco. Al capolinea i giornalisti imboccarono in fila silenziosa il sentiero tra gli alberi, curvi nei cappucci. Gocce pesanti cadevano dalle chiome fronzute, le suole scivolavano sul terreno appiccicoso. Ma fuori del bosco li attendeva un solicello febbrile. Sfangando nel prato che ancora li divideva dallo stadio, i giornalisti lo salutarono con lieti insulti in tutte le lingue.
Malombra di Antonio Fogazzaro (1881): Il vetturale risalì a cassetto, scese di trotto alle grandi fauci fronzute del viale che gli si aprirono rapidamente. Fra tronco e tronco la veduta veniva allargandosi; cresceva la luce, comparivano distese di vigneti. |