L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957): Però, quando il piroscafo ebbe gettato la passerella, e mio padre e io ci alzammo, anch'essa si alzò pronta, agitando la coda, senza mostrare nessuno stupore. Quando poi mio padre fu separato da noi due, sul piroscafo che si staccava dal molo, essa abbaiò forte, con l'aria di accusare il piroscafo; ma non fece drammi. A lei non doleva molto che mio padre partisse, giacché, per lei, ero io, il padrone. Se fossi partito io, di sicuro si sarebbe buttata in mare, tentando di raggiungere il piroscafo a nuoto, e poi, ritornata a terra, disperata, sarebbe rimasta sul molo a piangere e a chiamarmi, fino alla morte.
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Subito gli altri accolsero il gioco. «E per destinazione innocua» echeggiarono. «Non finiremo in un veicolo cieco» toccò gridare ad Arp. «Ai posters l'ardua sentenza» ballarono sulle suole di gomma il Vecio e Giacinto. Immobili, i poliziotti li esaminavano con sguardi sospettosi di sotto gli elmi. «Amichi, coi vostri fisichi batteremo gli austriachi» abbaiò ancora Arp nella notte. «E davanti alla porta nemica grideremo: apriti Sédano» ondeggiarono un'ultima volta il Vecio e Giacinto.
La fuga in Egitto di Grazia Deledda (1926): Ma il cane che precedeva il padrone minacciò di guastare la burla, quando balzò dentro ansante con la coda in aria, fra l'allegro e il sospettoso; e ispezionata rapidamente la cucina galoppando come un piccolo cavallo bianco con la sella nera, abbaiò contro l'uomo sconosciuto: si accorse però che Ola gli faceva segno di tacere; stette quindi incerto, con la coda e la testa alte, guardando la scena coi suoi occhi umani. |